Don Giovanni

Libertari mingherlini

Amici miei, c’erano una volta due ragazzi, compagni di scuola, uno mingherlino e uno tracagnotto. Erano sempre in lotta tra loro, perché il tracagnotto voleva sottomettere il mingherlino, tormentandolo con angherie continue, pretendendo da lui favori  d’ogni genere ( ad esempio che gli passasse i compiti assegnati per casa dagli insegnanti, che lo lasciasse copiare durante le prove di verifica in classe)  sotto minaccia di rappresaglie in caso di diniego, facendosi prestare denaro che poi si guardava bene dal restituire, e altre cosucce del genere. Anche il resto della scolaresca era sottoposto  ad analoghe vessazioni. Il mingherlino non ne poteva più, e aveva già escogitato il modo per liberarsi del suo scomodo compagno: farsi regalare dai genitori un bel cagnaccio da sguinzagliare a tempo debito contro il prepotente, per fargli abbassare la cresta una volta per tutte. Il disegno però dovette essere accantonato per un avvenimento imprevisto. Un giorno capitò a scuola un nuovo compagno. Era grande e grosso più del tracagnotto, un vero gigante, minacciava tutti, non solo agitando le enormi manone serrate a pugno, ma anche sguainando un affilato coltellaccio. Tutti ne ebbero una paura matta. Solo il tracagnotto continuava a far l’indifferente, pur provando anche lui un po’ di  tremarella. I compagni gli chiesero di far causa comune con loro; si rivolsero anche al mingherlino, implorandolo di sguinzagliare il suo cane, prima che contro il tracagnotto, contro il nuovo venuto: sistemata la faccenda più grave, gli potevano poi anche dare una mano, se voleva continuare la sua battaglia contro il tracagnotto, che avevano sempre tacitamente condiviso. Il mingherlino, che come tutti i secchioni era un po’ stupidino, se ne adontò e oppose un netto rifiuto. “Io allearmi col tracagnotto, da sempre mio avversario? Io mettere a disposizione il mio cagnaccio per una causa estranea a quella per cui me lo son fatto regalare? Fossi matto! Prima liberiamoci del tracagnotto, poi si penserà a quell’altro: ognuno di voi  potrà comperarsi un cane come con il mio, e con quello tenere a bada, come me, il nemico comune. Il mingherlino sguinzagliò il cane contro il tracagnotto, che per difendersi si alleò col gigante. Una bella polpetta avvelenata eliminò il cagnaccio. Da quel momento il mingherlino e i suoi compagni ebbero a sopportare le angherie di due prepotenti, anziché di uno solo.
Certi libertari – non libertini, badate bene! – ragionano come il mingherlino.  Come lui, sono un po’ secchioni. Hanno letto qualche libro, se lo son mandati a memoria, lo citano a ogni piè sospinto, ma l’hanno mal digerito e talvolta interpretato a rovescio. Sono sempre stati in lotta, giustamente, contro i loro Stati di appartenenza, tracagnotti quant’altri mai, e hanno affilato qualche arma per difendersene. All’improvviso compare sulla scena un altro Stato ancor più prepotente degli altri, dei quali si dichiara immediatamente nemico, non esitando a intraprendere una guerra sanguinosa che non risparmia nessuno e colpisce soprattutto cittadini inermi. Sarebbe saggio che ogni mingherlino libertario deponesse per il momento le armi contro il suo tracagnotto per  combattere, insieme con lui, contro il nuovo prepotente. Invece quei tali mingherlini di cui dicevo non la pensano così. “Perbacco! Chi ha detto che il nuovo soggetto pericoloso è uno Stato? Non è uno Stato per niente! Nasce da una secessione, il che è per definizione un gran bene, applica la Sharia, una legge consuetudinaria, che in quanto tale è Legge con la maiuscola (poco importa se prevede sgozzamenti e cosucce del genere per ogni minima trasgressione), si accontenta di un’imposizione fiscale leggera, non ha una banca centrale che manipola la moneta… Nel suo nocciolo, è una comunità libertaria!” Ma – si potrebbe replicare – ha un territorio, presidia i confini, si fonda su un principio di cittadinanza di tipo religioso, ha la sua polizia, il suo esercito, i suoi tribunali, i suoi governanti. Più Stato di così! Neanche per idea, Stato non è! Ha una sua identità e fa bene a difenderla contro chi la insidia. E’ il cosiddetto Occidente ad aver perduto la sua identità; e per questo, a dispetto di tanta tecnologia, si trova come disarmato di fronte a chi, per un Ideale, è disposto addirittura a sacrificare la vita. Quindi, lotta agli Stati liberal-democratici in cui viviamo; quando li avremo distrutti, ci penseremo da soli a difenderci contro chi vorrà annientarci.
Ma questi signori pensano davvero che quattro gatti libertari, di cui tre e mezzo tutti pappa e ciccia con i secessionisti – che libertari non sono – e  un quarto miniarchici – cioè statalisti piccoli piccoli, ma sempre statalisti – potranno in breve distruggere gli Stati nazionali di cui fanno parte? E ammesso e non concesso che lo possano fare, pensano che nel frattempo il grande nemico esterno se ne starà con le mani in mano, anziché approfittare dei problemi interni delle potenze avversarie per colpirle a morte, con tutte le loro popolazioni? E sempre ammesso e non concesso che se ne esca indenni, che si fa poi, se ad esempio il nemico si è dotato di armi di distruzione di massa, magari chimiche e atomiche? Spariamo con la pistola ad acqua facendo “bum”?
Realisticamente, si dovrebbe auspicare invece una coalizione di Stati che rapidamente tolga di mezzo, con truppe in azione sul terreno, lo Stato più canaglia di tutti. Sì lo Stato, tale è e tale va chiamato; ed è paradossale che chi gli nega questa qualifica da posizioni sedicenti libertarie si ponga, ripetendone il concetto pur partendo da altri presupposti, sulla linea di Hollande, il presidente dello Stato per eccellenza, la Francia di Liberté Fraternité Egalité, accentrata e prefettizia. Le comunità libertarie dovranno nascere non distruggendo gli Stati, a dispetto di coloro -e sono la maggioranza- che li amano e li vogliono, ma pretendendo che ciascuno, individualmente o in gruppo, possa liberamente uscirne per costituire “enclaves” non necessariamente territoriali entro le aree sottoposte a sovranità statuale. Dico non territoriali nel senso che una comunità può comprendere sia chi vive a contatto di gomito sia chi abita a migliaia di chilometri di distanza. Nell’epoca dell’informazione e della comunicazione in tempo reale, della produzione a distanza in 3D e di tutto quanto il progresso tecnologico ancora ci riserverà, non è affatto una stravaganza. Col passar del tempo si potrà verificare se prosperano di più i sistemi statuali o le libere comunità volontarie, sulla base di un un vero e proprio metodo scientifico ispirato al principio popperiano di “falsificazione”. Se sarà lo Stato a essere “falsificato”, con tutta probabilità i cittadini in uscita aumenteranno. Alla fine di un lungo processo gli Stati rimarranno come rifugio di pochi nostalgici e fanatici. Ci stiano. Se le libere comunità andranno incontro a clamorosi insuccessi, si potrà sempre rientrare nei ranghi della statualità. Ci sarà sempre qualche pazzoide come me, che preferirà rimanere fuori, povero in canna, ma senza aver sulle spalle fardello alcuno, che si tratti di imposte, di tasse, di dazi, di carte d’identità, di passaporti, di istruzione obbligatoria, di polizie locali, di agenzie delle entrate, di Fratelli d’Italia o di Allons enfants de la patrie, di bandiere stendardi e militi ignoti…

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Libertari mingherlini

  • Alessandro Colla

    D’accordo su tutto tranne un piccolo particolare: non tutti i secessionisti sono non libertari e statalisti in forma territoriale decentrata.

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