Identità del libertino
Cari amici, dopo qualche settimana dall’inizio delle nostre riflessioni su queste pagine, sarà bene mettere qualche puntino sugli i, a scanso di equivoci. Innanzitutto, perché ci dichiariamo libertini? Perché non anarchici, perché non libertari? Perché proprio io, il fin troppo illustre don Giovanni Tenorio, sono il coordinatore di questa simpatica consorteria? Procediamo con ordine. Libertino ha tre connotazioni: 1) erotica; 2) socio-culturale; 3) storico-antiquaria. Vediamole.
1) Il libertino ha uno stretto rapporto con l’eros, che non ha nulla che fare né con la pornografia, né con la prostituzione né con tutte le forme di carnalità degradata. Ama sedurre ma è il primo a essere sedotto dalla bellezza femminile. Non considera la donna una bambola usa e getta: ne riconosce la pari dignità. Considera l’unione dei corpi come il culmine d’un processo elettivo in cui il sentimento e l’intelletto sono non meno importanti del tripudio dei sensi. L’eros è una forma di spiritualità. Lo dice il “Cantico dei Cantici”, che un antico rabbino dichiarò il libro più santo della Bibbia: “Le sue sono fiamme divine”. Poi sono arrivate quelle teste di legno di teologi cristiani a dire che no, è tutta un’allegoria, significa l’amore di Dio per la sua Chiesa, e altre fesserie del genere. I valori cristiani fanno fare un passo avanti al mondo antico, nessuno lo può mettere in dubbio, ma in fatto di erotismo il passo è all’indietro. In questo campo l’ebraismo è più sano, per molti aspetti era più sano anche il mondo pagano. Fortunatamente la cupa morale sessuale predicata da san Paolo e fatta propria dai suoi successori ha generato nel tempo potenti anticorpi. Io stesso ne sono l’esempio più significativo. Non potrebbe esistere un Don Giovanni né fra gli Ebrei di tutti i tempi né fra Greci e Romani antichi, perché lì il sesso non è peccato, ma gioia di vivere. Il libertino non ha nulla da dire su altre forme di sessualità, purché fondate sulle libere scelte delle parti. Non vuole estendere il matrimonio civile alle coppie omosessuali perché vorrebbe togliere allo Stato ogni facoltà d’intervento anche per le coppie eterosessuali. Ognuno si regoli da sé, garantendosi, attraverso tutte le forme contrattuali e assicurative a disposizione, una rete protettiva in caso di fallimento del rapporto affettivo, etero od omo che sia. Avvocati e notai, per consulenze, stesure di atti contrattuali ed assistenza in ambito processuale ce ne sono fin troppi: c’è solo l’imbarazzo della scelta. Eliminato lo Stato, col tempo si stabilirebbe in materia un diritto consuetudinario, sia normativo, sia procedurale. In tutti i casi in cui risulti impossibile una soluzione bonaria, a pronunciare il giudizio sarebbero società di arbitrato in concorrenza tra loro, che le parti in causa sceglierebbero di comune accordo, fondandosi sulla buona fama. Chi è religioso si scelga il matrimonio religioso, ma se pretende che il papa prima o poi santifichi le coppie gay si mette dalla parte del torto. Il Papa a casa sua fa quello che vuole: se non ti garba, nessuno ti obbliga ad accettare la sua dottrina. Abbi il coraggio di cambiare religione o di diventare ateo.
2) Il libertino è per formazione e per cultura antidogmatico. Il suo antidogmatismo ha anche il coraggio dell’irriverenza, persino verso i simboli ritenuti più sacri. Non è irriverenza per partito preso: alla base c’è sempre un ragionamento. Un’idea non è mai rispettabile perché antica o perché moderna: antichità e modernità sono dati di fatto, in sé neutri. Anche la rinomanza di chi ha proclamato un principio non ne garantisce il valore. Aristotele sosteneva il sistema geocentrico? Sbagliava! Si tratta di decidere, di volta in volta, se un certo modo di pensare è ragionevole o no, indipendentemente dall’epoca in cui è stato concepito o dalla fama di chi l’ha sostenuto. Quando un’idea, a dispetto della sua irragionevolezza, continua ad essere proclamata come intoccabile, l’irriverenza diventa un obbligo. Prendiamo il concetto di democrazia: chi oggi lo respinge viene bollato come un losco individuo. Un concetto così antico (inventato dai Greci, così dicono, è da vedere) e anche così moderno (tutti i Paesi cosiddetti liberi sono democratici) come può essere respinto? Guardate che meraviglia la Svizzera, dove si va a referendum un giorno sì e uno pure, magari per decidere se un imprenditore può assumere o no manodopera straniera, se bisogna cacciar via i tagliàn terroni, e via di seguito… Suvvia! Basterebbe riflettere che democrazia è tirannia della maggioranza per svilirne il prestigio. Oppure, prendete un tema tanto caro a certa area libertaria, la secessione. A sentire lor signori, è sempre buona cosa. Su quale base? Bisognerebbe vedere caso per caso. Se gli Scozzesi in maggioranza vogliono staccarsi da Londra perché desiderano un welfare più corposo, da far pagare quindi anche alla minoranza che non vuole la secessione e gradisce uno stato più leggero, ci vuole un bel coraggio ad applaudirli. E ci vuole un bel coraggio anche ad applaudire i secessionisti ucraini, quando dietro di loro si profila l’ombra della superpotenza russa. Che la Nato, l’Europa e gli Usa nella brutta faccenda ucraina abbiano le loro colpe è indubitabile, ma vedere in Putin un paladino della libertà è semplicemente cretino. Qualcuno dirà: anche il vostro antidogmatismo, cari libertini, è un dogma, che può essere irriso. Certamente può essere irriso, non saremo noi a invocare censure, ma non è un dogma, perché non piove dall’alto d’un fumoso iperuranio, è fondato su ben precise ragioni. E’ un principio che si può anche rifiutare e-perché no?- sbeffeggiare. Ma i beffatori potrebbero essere a loro volta beffati. Le nostre lame intellettuali sono taglienti. Voltaire per la sua irriverenza finì in galera, saremo onorati di subire la stessa sorte, se dovesse capitare: la Storia ha bollato i suoi aguzzini, non lui.
3) Nell’antica Roma “libertino” veniva chiamato lo schiavo liberato, in quanto divenuto uomo libero non solo nei confronti del suo vecchio padrone (in questo senso si chiamava “liberto”), ma anche nei confronti dello Stato. Noi libertini ci sentiamo liberi nei confronti dello Stato in un modo molto più radicale: non perché godiamo delle libertà che, attraverso la costituzione e altre cianfrusaglie giuridiche, lo Stato ci elargisce graziosamente, ma perché neghiamo all’esistenza dello Stato ogni legittimità. Ed è questo il motivo per cui , se da un lato siamo talvolta disposti a servirci degli strumenti che lo Stato ci offre al fine di contrastare e indebolire lo Stato stesso (le sue leggi, i suoi tribunali, ad esempio), dall’altro siamo fautori della disobbedienza civile e vediamo come il fumo negli occhi l’idea di entrare nei meccanismi autolegittimanti del sistema politico allo scopo di trasformare dall’interno l’apparato pubblico in senso più liberale. Sbagliatissimo per almeno quattro ragioni: a) si legittima il potere dello Stato con un comportamento concludente (se vado a votare, accetto non solo l’idea democratica in astratto, ma anche quel particolare sistema elettorale in concreto, con tutte le sue conseguenze; se entro nell’agone politico iscrivendomi a un partito o fondandone uno mio, vuol dire che i fondamenti del potere sedicente legittimo mi stanno bene); b) qualora si riesca a ottenere qualche buona riforma lo Stato ne uscirà rafforzato, quindi sarà più difficile abbatterlo; c) l’eventuale buona riforma potrà sempre essere annullata o snaturata in un successivo momento da forze politiche di orientamento diverso; d) si rischia, una volta dentro il sistema, di assimilarsi ad esso, perdendo le proprie peculiarità. Il punto d), a mio avviso, è il più forte. Se io voglio distruggere una macchina (lo Stato), perché la ritengo dannosa, devo prenderla a martellate(disobbedienza civile) o manovrarla in modo da guastarne i meccanismi (uso strumentale di leggi, tribunali, procedure di ricorso e di opposizione ecc. ecc.). Se penso di poterlo fare inserendomi come ingranaggio nel suo motore, sarò costretto a girare come il motore mi comanda in base al disegno con cui è stato costruito. In poche parole, sarò un servo sciocco e nulla più.
Spero di non avervi tediato, cari amici. In ogni caso, è un discorso che dovremo riprendere. Eventuali obiezioni sono gradite.