Don Giovanni

Bocconiani da manicomio

Cari amici, che cosa pensate si debba fare se i furti negli appartamenti crescono, diffondendo fra la gente preoccupazioni più che giustificate? I proprietari o gli affittuari dovrebbero dotarsi di porte blindate e di buoni dispositivi antifurto; le forze di polizia dovrebbero diventare più efficienti; inoltre sarebbe opportuno che la giustizia fosse rapida nell’individuare i responsabili dei reati e nell’irrogare sanzioni, così da scoraggiare chi è incline a delinquere e ridare sicurezza a chi si sente minacciato. In una comunità veramente libera le agenzie di difesa sarebbero private, in concorrenza tra loro, il che le renderebbe più affidabili, perché un servizio intempestivo e abborracciato  costerebbe la perdita della clientela, cui pertiene la facoltà di rivolgersi ad altre agenzie più serie. La giustizia sarebbe amministrata da arbitri anch’essi privati, sempre in un sistema concorrenziale; di conseguenza, le sentenze sarebbero più spedite e le sanzioni più certe. Per finire, ciascuno, onde garantirsi  la propria difesa senza intermediari, potrebbe dotarsi di armi senza bisogno di alcun permesso. Ora i delinquenti lo fanno già, gli onesti per potersi armare devono sottoporsi al solito calvario burocratico. Il risultato è uno squilibrio tra chi le armi se le procura illegalmente e le usa, e chi, nella maggior parte dei casi, si rassegna a rimaner disarmato, confidando, come unica garanzia di sicurezza,nella forza pubblica. Molti non condivideranno questo discorso libertario, anzi libertino, sulle agenzie di sicurezza e di arbitrato totalmente private, e ancor di più saranno quelli che non vogliono sentir parlare di porto d’armi libero. Ma spero che tutti siano d’accordo che un buon sistema, anche soltanto pubblico, di repressione e di prevenzione sarebbe un rimedio ragionevole.
Che ne direste se invece qualche bello spirito, non per raccontare una barzelletta, ma dall’alto di una cattedra universitaria e dalle pagine di un prestigioso quotidiano, vi dicesse che, per combattere il crimine dei furti negli appartamenti sarebbe opportuno obbligare chi vuol comperare un appartamento o prenderlo in locazione a sottoporsi a un esame per la concessione di un “patentino di proprietà  o di conduzione edilizia”, che attesti, in capo al titolare, la conoscenza di tutti i mezzi tecnologici atti a scoraggiare effrazioni e rapine, nonché di tutti gli stratagemmi comportamentali più idonei a difendere la proprietà immobiliare da attacchi esterni, del tasso di probabilità di subire una rapina nelle diverse fasce orarie, diurne e notturne, della frequenza dei reati contro la proprietà mobiliare e immobiliare nelle diverse aree censite in catasto nel territorio di pertinenza. L ‘esame potrebbe essere sostenuto davanti al notaio che redige l’atto di compravendita o di locazione, a un avvocato o a un pubblico funzionario, e dovrebbe essere ripetuto dopo un certo numero di anni, come avviene per la patente di guida, onde accertare che l’interessato sia ancora in possesso di tutte le facoltà mentali adatte alla bisogna e conosca le nuove tecnologie adottate nel frattempo dalla criminalità per eseguire operazioni di effrazione e rapina. Che ne direste? Che un tipo simile andrebbe immediatamente rinchiuso in manicomio, se la legge 180 non li avesse (giustamente) aboliti.
Eppure, in un campo totalmente diverso, c’è qualcuno che fa una proposta simile. Occupa una cattedra universitaria e pontifica dalle pagine di un prestigioso quotidiano. E’ un economista, il che la dice lunga: appartiene cioè a una schiatta che fino a qualche tempo fa annoverava anche uomini probi e assennati, oggi invece pare diventata il rifugio dei malpensanti. Che cosa suggerisce costui di fronte al malaffare dei banchieri che frodano i clienti più sprovveduti con proposte di prodotti finanziari rischiosi, esponendoli, loro malgrado, con rassicurazioni verbali fasulle e moduli contrattuali dove le clausole vessatorie sono scritte in caratteri microscopici oltreché in un linguaggio ostrogoto, al pericolo di gravi perdite finanziarie? Avesse un po’ di sale in zucca, direbbe: siamo di fronte a un vero e proprio “dolus malus”, i responsabili vengano perseguiti rapidamente, subiscano le sanzioni di legge che meritano e restituiscano di tasca propria fino all’ultimo centesimo tutto quello che hanno estorto alle loro vittime, aggiunto il risarcimento per danno emergente e lucro cessante. Inoltre, per tutto il resto della loro vita rimangano radiati dalla professione e siano costretti a cercarsi un altro lavoro. In un sistema libero, ancora una volta sarebbero arbitri privati, dietro querela di parte – magari con l’appoggio di associazioni per la difesa dei consumatori – a intestarsi il compito di indagare e giudicare su tali vicende delittuose, irrogando sanzioni in base a un diritto di tipo consuetudinario. Inoltre, come nei tempi passati chi commetteva un atto criminoso nell’ambito delle attività navali veniva boicottato dai colleghi, vedendosi precluso, ad esempio, l’accesso ai porti, così in un sistema libero i  banchieri onesti – possibilmente alieni dal brutto vezzo della riserva frazionaria – potrebbero rifiutare di aver rapporti di lavoro con i colleghi disonesti condannati per truffa. Ma quel professorone, da vero bocconiano qual è, non la pensa in questo modo. Lui propone il patentino. A chi, ai banchieri? Macché! Agli azionisti delle banche? Neppur per sogno! Ai correntisti, sono loro i veri colpevoli! Si lasciano truffare perché non conoscono un acca di economia e di finanza. Se vogliono aprire un conto corrente si sottopongano a un esame, per conoscere gli essenziali rudimenti di quelle discipline, in modo da poter valutare razionalmente le eventuali proposte di investimento nei più svariati prodotti finanziari. Una volta che abbiano dimostrato di possedere tale bagaglio di conoscenze, avranno diritto alla concessione di un patentino attestante la capacità di compiere scelte oculate.
Penserete che io stia scherzando. Niente affatto, è la pura sacrosanta verità. Vi ricordate quel che dice  Pirandello nei “Sei personaggi in cerca d’autore”? Grosso modo, che nel mondo accadono fatti così strampalati da non aver bisogno d’esser verisimili, perché sono veri. Sì, cari amici, il nostro professore della Bocconi potrebbe essere un personaggio pirandelliano, che so io, un giudice che condanna una vecchietta pensionata perché non vuol sottoporsi all’esame per il patentino, temendo di rimaner bocciata, vedersi chiudere il conto corrente e rimanere sul lastrico, visto che, grazie a quell’altro bocconiano lugubre rispondente al nome infausto di Mario Monti, non è più possibile riscuotere la pensione in contanti (faccio presente che l’innalzamento a 3000 euro del limite al denaro contante, di cui Renzi mena gran vanto, non vale per gli accreditamenti pensionistici, per i quali rimane a 1000). Bel Paese, vero, l’Italia? E nessuno che lanci torsoli e spari pernacchie a individui del genere.

Giovanni Tenorio

Libertino