Don Giovanni

Rozza violenza di Stato.

Sarebbe troppo facile ancora una volta ironizzare su un cognome. Troppo cattivo, anche. Ognuno porta come un fardello il cognome che si ritrova alla nascita; e purtroppo anche il nome, che i genitori scelgono a loro piacimento, ma non è detto debba piacere al pupo quando sarà diventato grande. Detto questo, io mi sento oggi più cattivo del solito; e allora ripeto che, come si pensava nel Medioevo, e anche Dante confermava, “nomina sunt consequentia rerum”, i nomi rispecchiano l’essenza del loro referente, non sono semplici convenzioni, né tanto meno “flatus vocis”. Quindi se una persona, per sua disgrazia, si trova registrata all’anagrafe col nome di  Maria Carmela Rozza, non posso che compiangerla: pazienza per il Maria Carmela, che non è proprio il massimo dell’eleganza, ma quel Rozza no, proprio no. Fosse un maschio, pazienza: Mario Carmelo Rozza suona in po’ diverso, l’aggettivo, rozza, non concorda con il sostantivo, Mario Carmelo, quindi il significato si attenua, fin quasi a sfumare nel nulla. Ma per una donna è un bel guaio. Se sei Maria Carmela, di sesso femminile, l’aggettivo rozza, di genere femminile, calza a pennello , ed esprime un significato ineludibile. Dove voglio arrivare? Semplice: Maria Carmela Rozza non è una mia invenzione, messa lì a mo’ di esempio; è una persona in carne ed ossa, fa parte della giunta del Comune di Milano, è assessora (si dice così, madamina Boldrini?) ai lavori pubblici. Ha un curriculum politico di tutto rispetto: ha militato fin da giovane nelle file del PD, è stata sindacalista, ha fatto parte del SUNIA, vanta tante altre benemerenze. Ma il suo cognome non mente: Rozza di nome, rozza di fatto.
E’ una recente notizia di cronaca a inchiodarla alla verità che il suo tristo cognome dichiara. Qualche giorno fa ha partecipato, con alcuni probi  concittadini, ai lavori volontari di pulizia dei graffiti che deturpavano gli edifici di non so quale plesso scolastico milanese. Vista un’auto in divieto di sosta, sul cui parabrezza già spiccava la notifica della sanzione amministrativa, apposta con solerzia da qualche agente della polizia locale, stizzita per l’ingombro del veicolo, che rendeva malagevole il lavoro che stava compiendo, la signora ha pensato bene di aggiungere sanzione a sanzione, perché la multa per divieto di sosta, 28 euro, le sembrava inadeguata. Detto fatto, ha preso il suo pennello e ha dipinto sulla fiancata dell’auto di quell’incallito criminale una bella striscia di vernice bianca. Così s’ha da fare! Questa è legalità! Se lo fa il comune cittadino si becca una denuncia, ma se lo fa l’assessore è la Legge, e la Legge si rispetta, la Legge è sacra…
No, cara signora, checché lei ne pensi, le cose non stanno così. A dispetto di tutte le sue benemerenze, lei è rozza in tutti i sensi. Rozza materialmente, perché il suo atto è degno d’un ragazzaccio di 15 anni. Rozza mentalmente, perché nonostante i suoi studi lei non sa che i primi a dover rispettare le leggi sono coloro che dovrebbero  applicarle; i quali ,appunto, le devono soltanto applicare, non inventare. Ce ne sono già troppi di organi che inventano leggi a spron battuto. Anche i consigli e le autorità comunali ne sfornano a iosa, si chiamino regolamenti, delibere, ordinanze o quel che si vuole. Sempre secondo procedure rigorose, però, fissate a loro volta per legge. In ogni caso, il Codice della Strada è di competenza del governo centrale; i comuni possono prendere provvedimenti in materia solo laddove il suddetto codice lo consenta, secondo modalità ben precise ed entro limiti inderogabili. Rozza moralmente, perché il danneggiamento di una proprietà altrui non può giustificarsi per nessun motivo. Anche il principio-rozzo fin che si vuole, ma non irrazionale- dell'”occhio per occhio dente per dente” non può essere invocato nel nostro caso: non c’è alcun rapporto fra una sosta in divieto e il danneggiamento dell’auto in sosta. In base alla legge del taglione sarebbe corretto che io danneggiassi la tua auto se tu hai daneggiato la mia, e solo se il danno da me inferto a te è della stessa entità di quello che tu hai inferto a me.
Cara signora, mi correggo. Il suo cognome è inadeguato alla di lei essenza. Rozzissima, dovrebbe essere, Rozza è troppo poco.
E gli atri probi cittadini che erano presenti alla bella impresa, come hanno reagito? Soddisfatti, a quanto pare, soddisfattissimi. Brava assessora! E’ una bella lezione di civismo, un bell’avvertimento a chi se ne strafotte della legalità.
Io credo che quei probi cittadini siano solo poveri coglioni. Per una serie di motivi. Vediamoli.
1) E’ il comune che deve pulire i muri insozzati dai vandali. Per che cosa si pagano le tasse comunali? Per che cosa si mantiene la polizia locale? E, a un livello più alto, che ci fanno tutte le altre polizie, dai carabinieri alle guardie di finanza agli agenti di pubblica sicurezza, che dovrebbero presiedere alla tutela dell’ordine pubblico? Che ci fa la magistratura? Che ci fanno tutte quelle telecamere che occhieggiano da ogni angolo di strade e piazze? In un Paese serio i graffitari sarebbero individuati e costretti a rifondere i danni. Se minori , siano i genitori a pagare. Inoltre siano costretti, tutti, a rimettere in pristino con le proprie mani i beni danneggiati.
2)Probabilmente questi probi cittadini sono gli stessi -o sono della stessa pasta di quelli – che all’inaugurazione dell’Expo si diedero da fare per riparare i vandalismi provocati dai facinorosi che manifestavano contro il gran baraccone. Avrebbero dovuto chiedere i danni al governo, nella persona del ministro degli interni Angelino Alfano. Il quale, per non esporre troppo i suoi uomini, non aveva esitato a ordinare che, dopo aver opposto ai vandali la minima resistenza indispensabile,  si ritirassero in santa pace, lasciando la città in preda alle più brutali scorrerie. Certo, un’azione penale comune (“class action”, dicono i barbari) contro il governo, altro che uscire il giorno dopo con secchi e spazzoloni! Cornuti e mazziati, pagate le tasse e in più vi sobbarcate a una corvée che non vi tocca, per il solo gusto di far la figura dei bravi cittadini. Siete solo schiavi, degni di ogni disprezzo.
3)Probabilmente questi  probi cittadini sono gli stessi -o della stessa pasta di quelli- che godono di dover pagare il canone Rai in bolletta: così quei furbastri che l’ hanno sempre evaso sono costretti a pagare! Pagare tutti per pagare meno! Vedete che quel galantuomo di Renzi ha diminuito l’imposta? 20 euro in meno!
4)Probabilmente questi probi cittadini sono gli stessi-o della stessa pasta  di quelli- che chiamano il 117 quando il barista vicino di casa non rilascia lo scontrino. Così arrivano le Fiamme Gialle, infliggono al malcapitato una bella multa e gli fanno chiudere l’esercizio per qualche giorno. E magari dopo qualche mese il bar chiude per sempre, perché non riesce più a far quadrare i conti.
5)Probabilmente questi probi cittadini sono gli stessi- o della stessa pasta di quelli- che, per salvare l’economia nazionale, comprano solo italiano, e fuggono come la peste i prodotti cinesi, che costano poco perché in Cina i lavoratori sono pagati poco, e nelle fabbriche vengono sfruttati i bambini. Bravissimi! Meglio che i lavoratori vengano licenziati, così passano dal poco al niente, e che i bambini finiscano sulle strade a prostituirsi. Chissà se sta bene anche a papa Francesco.
6)Probabilmente questi probi cittadini sono gli stessi- o della stessa pasta di quelli- che si pisciano addosso dal piacere al pensiero che fra non molto il pagamento in contanti non sarà più
 ammesso, e da qualche giorno le banche sono tenute a  comunicare ai pubblicani dell’Agenzia delle Entrate tutti i movimenti dei conti correnti. Ottimo! Così nessuno può più evadere! Tutto sotto controllo! Chi non ha niente da celare, perché è onesto, non deve aver paura! Lo diceva anche Hitler: perché hai paura, se rispetti la legge? Ma io sono ebreo, che colpa ne ho? Appunto se sei ebreo sei contro la legge. Camera a gas! E’ la legalità, nient’altro che la legalità.
Vi ricordate il famoso romanzo di Orwell, 1984, che qualche “libberale” , nell’anno della sua commemorazione (il 1984, appunto), ebbe il coraggio di dichiarare “superato”? Ci siamo dentro in pieno, cari signori, in quello scenario d’inferno. Anzi, è addirittura peggio. Quello era un totalitarismo ben visibile, dichiarato, anzi ostentato. Il nostro è un totalitarismo strisciante, che s’insinua con passo felpato, sotto le spoglie della democrazia liberale ormai ridotta a un fantoccio. Winston Smith arrivava ad amare il Grande Fratello dopo una serie di sevizie e torture. I probi cittadini di cui sopra amano il Grande Fratello di loro spontanea volontà. L’indottrinamento è stato efficace, i media ossequenti al potere hanno svolto egregiamente il loro compito.
Coraggio, amici! The Big Brother is watching! DON GIOVANNI TENORIO
PS. Voglio sperare che il malcapitato proprietario dell’auto sfregiata denunci l’assessora per danneggiamento doloso, ai sensi dell’art. 635 del Codice Penale. Se non lo fa, è un coglione come i probi cittadini di cui sopra. L’assessora dovrebbe essere costretta a dimettersi. Forzando l’interpretazione della legge, arriverei ad affermare che se la signora ha partecipato ai lavori di pulitura non a titolo privato, ma in qualità di assessora, ha commesso un reato nell’esercizio delle sue funzioni. Il sindaco è quindi tenuto a denunciarla all’autorità giudiziaria, se non vuol incorrere a sua volta nel reato di omissione di atti d’ufficio. Se non lo fa, è un coglione anche lui, come i probi cittadini di cui sopra.

Giovanni Tenorio

Libertino