Svegliati, Severgnini!
Beppe Severgnini, che professa il culto dell’America democratica e liberale, si scandalizza per l’opposizione dell ‘a.d. di Apple, Tim Cook, alla richiesta dell’FBI di rendere accessibili agli inquirenti i messaggi criptati dell’iPhone di Syed Rizwan, uno dei criminali implicati nella strage di San Bernardino. Dice di non farlo per difendere i sacri principi della riservatezza, garantiti dalla costituzione, ma per il proprio interesse. Ha a cuore i propri clienti, non i cittadini. Può darsi. Ma se si desse il caso che interessi dei clienti e interessi dei cittadini qui coincidessero? Anche gli imprenditori svizzeri sono sempre stati contrari alle proposte di legge razziste contro gli immigrati, non per motivi umanitari, ma perché hanno bisogno di manodopera straniera, visto il rifiuto di svolgere certe attività logoranti o poco remunerative da parte della popolazione indigena, ormai abituata a un tenore di vita elevato. Dobbiamo esecrarli per questa motivazione meschina? Neppur per sogno! Senza il loro voto ai referendum, gli stranieri sarebbero stati cacciati. Umanitarismo e interesse privato in questo caso coincidono senz’altro, nessuno potrebbe dubitarne.
Severgnini sostiene che la lotta alla criminalità e al terrorismo è nell’interesse di tutti, quindi l’accesso a dati segreti il cui disvelamento potrebbe salvare vite umane è una necessità prioritaria, dinanzi a cui gli altri diritti devono contrarsi. “Le mani dell’autorità giudiziaria non sono sbagliate. Sono le mani autorizzate dal patto sociale…” La solita solfa del patto sociale, che certamente gli americani d’oggi non hanno mai sottoscritto (se mai lo sottoscrissero tutti, ma proprio tutti, gli americani di allora, anni 1787-1789). Una cosa è certa: i costituenti del 1787 volevano circoscrivere i poteri delle autorità istituzionali , non certo attribuire ad essi un’ampiezza illimitata. Severgnini insinua che sia Cook a pretendere una riforma costituzionale; e invece, ancora una volta, sono, le autorità a interpretare la costituzione in senso evolutivo. Prendendo a pretesto la difesa della Patria e la protezione dei cittadini si possono introdurre le peggiori canagliate: il Patriot Act, le torture a Guantanamo, e ora la violazione della riservatezza nella corrispondenza affidata alle tecnologie elettroniche. Svegliati, Severgnini! E’ giusto anche torturare, per il bene della Patria?