Don Giovanni

Un mostro con due teste e un solo corpo

Tutti i manuali scolastici parlano della notte di Natale dell’anno 800 come di un momento storicamente importantissimo. Nasceva il Sacro Romano impero. Un momento di giubilo? Per il papa sicuramente sì, per Carlo Magno forse un po’ meno. Le cronache ci dicono che dopo l’incoronazione il novello imperatore era piuttosto scuro in volto. Perché mai? Perché era semianalfabeta, ma intelligente. Aveva capito che il gesto del pontefice, quello di posare con le proprie mani la corona d’oro sulla testa del monarca, aveva un significato simbolico di capitale importanza: implicava la subordinazione del potere temporale a quello spirituale. Ne sarebbero nati conflitti a non finire. I papi continuavano a sostenere che erano loro a dover legittimare la dignità imperiale, nel nome di quel Dio di cui erano gli intermediari presso l’umanità intera, gli imperatori, di contro, pretendevano di essere tali per diretta  designazione divina, senza bisogno di intermediazioni.Di questo conflitto tra Chiesa e Stato (di ciò, in sostanza, si tratta) Benedetto Croce ha dato un giudizio positivo. Di là dai fatti contingenti e dagli aspetti che di volta in volta assume nel corso della Storia, su un piano, per così dire,  meta-storico, rappresenterebbe il contrasto fra le esigenze della vita materiale e le tensioni spirituali che connotano l’esistenza umana. Un conflitto fecondo, quindi, motore di progresso sulla via di una sempre più piena libertà, conquistata a prezzo di lotte, di lacrime e di sangue. Sarà. Io volerei molto più basso, lasciando perdere la metafisica e la Filosofia della Storia. Non credo che la Storia abbia un fine, non credo in un continuo progresso verso mete più o meno radiose, come sarebbero lo Stato prussiano per Hegel o il trionfo del proletariato per Marx o la diffusione in tutto il mondo della democrazia liberale per Fukuyama. La Storia non è magistra di nulla che ci riguarda, diceva amaramente Montale, e, aggiungo io, scusandomi per l’ardimento, va avanti a casaccio non si sa dove. Per restare al conflitto Chiesa -Stato, non so proprio se abbia propiziato le magnifiche sorti e progressive dell’umanità. Però riconosco che un merito l’ha avuto: quello di impedire la concentrazione del potere nelle mani di un solo soggetto. Due poteri sono meno forti di uno solo. Se questi due poteri sono in conflitto si limitano a vicenda. Quando si mettono d’accordo, diventano più pericolosi. In tempi non molto lontani la Chiesa Cattolica, pur fra molte ambiguità, ha saputo svolgere una funzione di contrasto nei confronti del potere nazista. Mentre tutto, o quasi tutto, il mondo protestante, che non è mai stato un contro-potere rispetto ai governi nazionali, si accodava alla politica di Hitler, con l’enciclica “Mit brennender Sorge” di Pio XI, letta da tutti i pulpiti la Domenica delle Palme dell’anno 1937, la Chiesa di Roma scriveva una delle sue pagine più gloriose, prendendo netta posizione contro le teorie razziste su cui il Nazismo fondava la sua dottrina (adesso mi aspetto che qualcuno mi accusi di essere diventato un baciapile). E oggi, che cos’è rimasto del conflitto Chiesa-Stato?  Il mondo cosiddetto occidentale diventa sempre più indifferente alla dottrina ufficiale di tutte le confessioni che si dichiarano cristiane, e anche la Chiesa Cattolica ha perso il prestigio e il potere che una volta possedeva. Però rimane, per qualcuno, un faro di spiritualità, e, per tutti, una potenza politica da cui non si può prescindere. In Italia, in questo secondo dopoguerra il conflitto Chiesa-Stato si è manifestato soprattutto davanti a problemi di natura morale e dottrinale, come il divorzio o l’aborto; sul piano più strettamente politico, per lungo tempo la Chiesa ha dato il suo supporto alla Democrazia Cristiana, rimasta per decenni il partito di maggioranza relativa che esprimeva il Presidente del Consiglio in tutti i governi di coalizione. Poi, dopo il terremoto di Tangentopoli e il rimescolamento delle forze politiche italiane, i giochi si sono fatti più complessi. La presenza sul soglio pontificio di papi stranieri ha allentato l’interesse della Santa Sede per la politica interna italiana, anche se la Conferenza Episcopale ha continuato la sua opera di interferenza continua nelle scelte politiche dei governi, dimostrando, per qualche tempo, una certa attenzione per Berlusconi. Con Benedetto XVI la Chiesa è sembrata voler rimarcare ,dopo tanti cedimenti, la sua alterità rispetto al mondo  moderno, riconquistando, in forme del tutto nuove, quella funzione di “contropotere” che l’aveva connotata lungo tutti i secoli della sua storia. Per questo il papa tedesco, teologo raffinato, uomo di altissima cultura, amante della musica e dei gatti, non piaceva, né ai cosiddetti “laici”, soprattutto a sinistra, né a molti prelati che gli facevano la fronda all’interno della stessa gerarchia. Un papa che dava fastidio perché voleva vederci chiaro nella torbida finanza vaticana era stato mandato al Creatore dopo poco più di un mese dall’elezione. Visto che forse non era il caso di ripetere tali gesta, che avrebbero destato più di un sospetto, si è pensato bene di esercitare pressioni tali da indurre l’aborrito tedesco all’abdicazione. Così è finito sul soglio di Pietro, con l’appoggio della cosiddetta “Mafia di San Gallo”, la congrega  progressista in odore d i massoneria, l’attuale Francesco I, un papa ateo, forse addirittura un antipapa. Il che a uno come me non farebbe né caldo né freddo, se non fosse che…Se non fosse che con questo gesuita la Chiesa non solo ha smesso di essere un contropotere a suo modo benefico, ma è addirittura diventata pappa e ciccia con i poteri più esecrandi. Certo, di tanto in tanto il papa, per tener buoni i suoi fedeli più ingenui, deve ribadire la contrarietà della Chiesa all’aborto (salvo poi raccomandare indulgenza  ai confessori, dimenticando la scomunica latae sententiae che il Diritto Canonico commina a chi lo pratica), all’ideologia transgender , all’eutanasia. Ma quando parla di queste cose i progressisti fanno finta di non sentire. Invece si stringono tutti intorno a lui quando proclama che bisogna accogliere i migranti a braccia aperte, quando fa sue le dotte dissertazioni di Greta Thumberg, quando sposa la “decrescita felice”, quando dice peste e corna dell’economia di mercato. Poi arriva la “pandemia” del Coronavirus e si scoprono gli altarini. Dalla parte di chi si schiera il papa? Dalla parte di chi denuncia una mala sanità che ha provocato centinaia di vittime? Dalla parte di chi chiede protocolli diversi da quelli che hanno condannato molti pazienti, dopo tachipirina e vigile attesa, al ricovero ospedaliero, alle terapie intensive, all’intubazione e alla morte? Dalla parte di medici coraggiosi come De Donno? Neanche per sogno. Che cosa ha raccomandato ai suoi preti? Di stare accanto ai malati, di ricevere i chiesa i fedeli senza paura? Così raccomandava Don Bosco ai suoi confratelli, quando imperversava il colera, non il Coronavirus. Don Bosco, chi era costui? Macché, chiese sprangate, fedeli distanziati e mascherati, amuchina al posto dell’acqua santa. E ora, se non hai il “green pass”, qualche buon pastore non ti fa entrare in chiesa, i vescovi non hanno nulla da ridire e il Sommo Prete men che meno.Mario Draghi proclama che se non ti vaccini sei un delinquente o quasi, perché fai morire il tuo prossimo, Mattarella ripete lo sproposito parlando di dovere civico, e Bergoglio che fa?  Si unisce al duetto e ne fa un terzetto, cantando le lodi del vaccinismo come atto di carità cristiana. Ma guada un po’ che carità pelosa! -direbbe Figaro. La carità alle grandi case farmaceutiche, perché a guardare i fatti non pare che questi vaccini arrechino tanti benefici e garantiscano tante protezioni, e un testimone non certo sospetto come Fauci arriva a dire che vaccinati e non vaccinati possono infettarsi e infettare allo stesso modo. Green pass in Italia e green pass in Vaticano; e se possibile green pass in tutto il mondo, se a raccomandarlo è il Pastore della Chiesa Universale. Negli Stati Uniti, dove non manca una robusta fronda antibergogliana che fa capo a monsignor Viganò, molti buoni cattolici si sono ravveduti e sono corsi a vaccinarsi. Gli amministratori delegati delle grandi case farmaceutiche si fregano le mani e i loro azionisti  brindano fino a sbronzarsi dalla gioia. Il papa di Roma che si schiera dalla parte del capitalismo più nero? Che va a braccetto con i cantori del “Grande Reset”? Che dà un potente contributo alla “distruzione creativa” tanto cara a Draghi, ovverossia alla messa in liquidazione di quel tanto o poco di sana economia di mercato ancora esistente? Che annaffia con i suoi sermoni da gesuita ipocrita la mala pianta di un sistema finanziario di rapina? Non si era mai visto nulla di simile. Altro che contropotere! Un potere con due teste e un solo corpo. Neanche ai tempi di quel figlio di puttana di Costantino.

Giovanni Tenorio

Libertino