Don Giovanni

Infallibili sciocchezze

A una canaglia miscredente come me quel che dice il papa non fa né caldo né freddo. Però, proprio perché sono una canaglia volteriana, se un giorno uno gli impedisse di proclamare che le canaglie miscredenti come me andrebbero eliminate dal volto della Terra (non dico mandate all’inferno, perché è il primo a non crederci, mentre io, che ci sono stato mandato, garantisco che esiste, e non è poi così male, con tutte le belle donne che ci abitano), mi batterei fino alla morte per consentirgli di scagliarmi le più roventi invettive. Non me ne importa nulla. Neanche di quelle. Le sue parole non mi tangono Tuttavia, dopo le sue ultime dichiarazioni, voglio proprio divertirmi a calarmi nei panni di un cattolico coerente. Dico coerente, non tradizionalista; perché in una religione che pretende di fondarsi sulla parola di Dio scritta in un Libro e su una Tradizione che Dio stesso garantisce, coerenza e tradizionalismo coincidono; ogni innovazione è necessariamente tradimento. Lo so che i teologi, arrampicandosi sugli specchi, sono capaci di vertiginosi funambolismi; ma anche loro non possono dimostrare che quel che fino a ieri era bianco ora è nero, o anche soltanto  grigio, e viceversa. Bene, giochiamo a fare il cattolico coerente. Il quale un bel giorno sfoglia il giornale e rimane di stucco a leggere che il papa benedice le coppie omosessuali. Così per lo meno dice il titolo, ma i titoli, si sa, nella loro enfasi vanno troppo spesso sopra le righe, stravolgendo la realtà. Si sprofonda allora nella lettura dell’articolo, e un po’ si rincuora, ma mica tanto. Non è che i l papa benedica i culattoni e le lesbiche; semplicemente dice che è giusto approvare leggi per consentire unioni civili a garanzia dei diritti delle persone omosessuali conviventi more uxorio. Riassumo con le mie parole, quelle di Sua Santità sono un po’ diverse, ma il succo è questo. Non credo che il papa abbia voluto alludere a coppie di omosessuali che vivano insieme in stato di castità, come Maria e Giuseppe. Non parla di matrimonio, ma due  omosessuali che vivono insieme e dormono nello stesso letto, anche se sono virtuosi  la loro virtù gliela tenta il diavolo (cito a memoria da Shakespeare, credo “Otello”, dove però si parla di rapporti eterosessuali). Ma allora, se le cose stanno così, la mia coscienza -dice il cattolico coerente -rimane fortemente turbata. Innanzitutto: come può il papa suggerire l’approvazione di una legge dello Stato? E’ un’interferenza indebita. Sarebbe come se lo Stato pretendesse di suggerire alla Chiesa un’innovazione dogmatica o liturgica. E’ vero: la Chiesa si è sempre interessata alla politica, in nome del fantomatico “bene comune”, suggerendo ,ad esempio temperamenti al capitalismo selvaggio, pur nel rispetto della proprietà privata, o opponendosi alle legislazioni che riconoscono la facoltà di sciogliere il legame matrimoniale. Ma nessun papa o vescovo si era mai sognato di proporre una legge ad hoc per uno specifico problema, suggerendone addirittura l’aspetto tecnico-giuridico. Se il papa avesse detto che è giusto non discriminare gli omosessuali e non punire penalmente i loro rapporti carnali, sarebbe rimasto sul generico, e il suo pensiero non avrebbe suscitato scandalo. Ma proporre una legge che non va molto lontano da un matrimonio, forse è un po’ troppo.Questo è il meno, però. Il peggio è che definire “misericordioso”, come il papa fa, un provvedimento che legittimi le unioni omosessuali significa scardinare un principio che si fonda sui testi sacri. Intendiamoci bene: a me dei testi sacri importa men che niente. Ne apprezzo alcune belle pagine poetiche. In altre pagine mi fanno orrore, come quando il presunto Dio buono e onnisciente per provare la fedeltà di Abramo gli ordina di sacrificargli il figlio Isacco (qualcosa di diverso dal sacrificio di Ifigenia? No). Ma vi ricordo che qui sto giocando a fare il cattolico praticante. Il quale forse – ma non è detto, perché i cattolici, a differenza dei protestanti, hanno scarsa dimestichezza con la lettura diretta della Bibbia – magari ha letto la storia di Sodoma e Gomorra, e quello che si dice nel Levitico delle unioni omosessuali, per non parlare delle parole di fuoco che nella Lettera ai Romani e nella Lettera ai Corinti San Paolo scaglia contro gli “arsenokoitai”, i maschi che si uniscono con i maschi, accomunati ai peggiori delinquenti. Uno studioso agnostico può ben dire che sono pregiudizi; che Paolo qualche problema con la sessualità doveva averlo, se è vero che anche il matrimonio non gli piace troppo, e lo consiglia soltanto come remedium concupiscentiae. Ma per il credente la sua è parola di Dio. E non venga il solito teologo a dirmi che sì, Paolo dice così, ma le sue parole vanno contestualizzate nella temperie storica di allora, quando nel mondo pagano ci si abbandonava a una sessualità sfrenata (basta vedere alcuni affreschi di Pompei, una città piena di bordelli e di donne che si facevano un vanto d’essersi fatte fottere; per non parlare della pedofilia, che ad Atene era non solo legittima ma addirittura commendevole, se esercitata entro regole ben precise, con finalità addirittura educative). Quel che è scritto è scritto, e non si può negare. Altrimenti potremmo anche dire che sì, i Vangeli parlano di Resurrezione, ma è solo una metafora, Gesù risorge e vive nel cuore dei suoi fedeli. Che disastro. Ma il nostro buon cattolico, alla fine, si può sempre consolare. Il papa, dopo tutto, è infallibile solo quando parla ex cathedra. Altrimenti, con tutto il rispetto per lui, può anche dire qualche sciocchezza. Al pontefice regnante è capitato più di una volta, non solo nelle interviste che concede ai giornalisti, ma anche davanti a vescovi e cardinali, come quando , commentando l’episodio giovanneo dell’ Adultera, arrivò a dire che Gesù, quando si china a tracciare segni sulla sabbia “fa un po’ lo scemo”. Bisogna compatirlo, se no ha un foglio davanti, con un testo stilato da qualche suo solerte collaboratore, non riesce a trattenere l’esuberanza dei suoi pensieri. Mai nessun papa potrà cancellare in un documento ufficiale la condanna dell’omosessualità! Men che meno potrà benedire le coppie omosessuali. Cosa che, a onor del vero, anche nel nostro caso non è stata fatta, a dispetto dei titoli di certi giornali. Fin qui il nostro cattolico coerente. Adesso però pongo fine al gioco e riprendo i miei panni di canaglia libertina. Io sarei favorevole anche al matrimonio vero e proprio tra omosessuali, se non pensassi che il matrimonio civile è un’istituzione dello Stato e in una società anarchica non esisterebbe, o esisterebbe in forme completamente diverse e forse sotto altri nomi; in ogni caso, sarebbe  soltanto un contratto di natura privatistica, che i contraenti potrebbero regolare a piacimento. La Chiesa, che considera il matrimonio un sacramento, non se ne dovrebbe interessare. Però, se vuole conservare il rispetto anche di canaglie libertine come me, dovrebbe dire ai suoi fedeli: “Io non entro nel merito di quello che in una società libera si può fare. Però si sappia che chi vuol appartenere al Corpo di Cristo non può ammettere le unioni omosessuali. Gli omosessuali vanno rispettati, in quanto figli di Dio, e aiutati a portare la loro croce, se vogliono rimanere nella Chiesa. Altrimenti sono liberi di uscirne. Che cosa disse Cristo ai suoi apostoli dopo che molti suoi seguaci lo avevano abbandonato, scandalizzati perché aveva predicato che ci si poteva salvare solo mangiando il suo corpo e bevendo il suo sangue? ” -Volete andarvene anche voi?-  E Pietro: – Signore, dove andremo? Tu solo hai parole di vita eterna – “Ecco, alla Chiesa d’oggi, ridotta a un “ospedale da campo” mancano proprio le parole di vita eterna. Per fortuna sono una canaglia libertina, altrimenti ne proverei un dolore inconsolabile.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Infallibili sciocchezze

  • Alessandro Colla

    Tra le sciocchezze espresse dall’infallibile c’è anche quella del presunto “dogma” del libero mercato. Intanto libertà e dogma sono inconciliabili come lo sono il dogma e il mercato. Perché un mercato con i dogmi non è un vero mercato ma un suo simulacro dove il regolamentismo, questo sì dogmatico, impedisce lo scambio interpersonale autentico per sostituirlo con surrogati scadenti. Per uno che dovrebbe aver dato l’esame di dogmatica è piuttosto imbarazzante. Altra sciocchezza è sostenere che ci siano alcuni secondo i quali il mercato risolve tutto. A parte che nessuno lo ha mai detto, è impensabile che il mercato possa risolvere il problema del dolore che segue un lutto o una perdita di affetti. Risolve, se mai, il problema della degna sepoltura senza indebitare i parenti; con lo stesso sistema assicurativo di una sanità autenticamente libera e di un’organizzazione assicurativa altrettanto libera. Ma se l’auroro di bianco vestito si riferiva ai problemi di ordine economico, allora sì che ha trovato almeno uno convinto che il mercato possa risolvere tutto. Questo qualcuno è il sottoscritto. Tutto non significa di tutti? Certo, uno 0, 4 per cento rimarrebbe fuori. Ma per una percentuale così bassa non è forse sufficiente l’istituto dell’Obolo di San Pietro? O le operazioni di apparente trasparenza in merito sono solo l’ennesima operazione di accentramento bancario? Perché togliere il tesoro alla Segreteria di Stato per darlo all’Istituto di Credito Vaticano è come trasferire il bilancio italiano dal Ministero dell’Economia alla Banca d’Italia. Un ulteriore accentramento di potere, dunque, altro che vicinanza ai poveri tramite vescovi “elettricisti” che non conoscono le più elementari leggi della fisica.

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