Don Giovanni

La carità si accende solo attraverso Cristo

Nell’anno 1773 il pontefice Clemente XIV, con il breve Dominus ac Redemptor, soppresse la Compagnia di Gesù. Nonostante i suggerimenti che gli arrivavano da varie parti, era sempre stato contrario a una decisione così grave, ma a un certo punto le pressioni e le minacce di Francia e Spagna, davanti a cui l’Austria di Maria Teresa si professava neutrale, costrinsero il papato alla resa. L’illuminismo celebrava così il suo trionfo. L’anno successivo il papa moriva tra atroci sofferenze. Ufficialmente, per aver contratto lo scorbuto. Circolavano però voci che fosse stato vittima di un avvelenamento su mandato dei Gesuiti, che in questo modo gli rendevano pan per focaccia. Conoscendo lo stile di Santa Romana Chiesa, si sarebbe tentati di dar credito a queste voci. Ricordate che cosa successe a Papa Luciani? Voleva metter ordine nelle finanze vaticane, dopo le malefatte di Marcinkus in combutta con Sindona, che avevano travolto l’Istituto per le Opere Religiose, e l’altrettanto turpe vicenda del Banco Ambrosiano. Fu trovato morto un mese dopo la sua elezione. Anche nel suo caso, ufficialmente si è trattato di morte naturale. Rimangono però forti sospetti, Perché le esequie furono celebrate così in fretta? Che cosa si voleva nascondere? Ancora una volta potremmo ripetere, con Paolo Sarpi: “Agnosco stilum Romanae Ecclesiae”. Uno “stilus” ricevuto in eredità  dal primo imperatore cristiano, Costantino il Grande, che prima di farsi battezzare aveva fatto accoppare ben cinque persone, fra cui due cognati, la seconda moglie e il figlio Crispo. Il suo successore Costanzo ne seguì l’esempio, sbarazzandosi di tutti i parenti. Dimenticò di far fuori il nipote Giuliano, passato alla Storia con il nomignolo infamante di “Apostata”, il cui tentativo di riportare un po’ di moralità nell’esercizio del potere, restaurando la spiritualità più alta del mondo classico, purtroppo finì tragicamente.

Nell’anno del Signore 2013, dopo cinque scrutini, il Conclave, per ispirazione dello Spirito Santo, nomina Sommo Pontefice un Gesuita, Jorge Mario Bergoglio, che assume il nome di Francesco, in omaggio al Poverello di Assisi. Un bel paradosso, anzi due. Come può richiamarsi a Francesco d’Assisi uno che siede su un trono ed è sovrano assoluto di uno Stato? E come dimenticare che, a sopprimere l’ordine dei Gesuiti fu proprio un ex-francescano, Clemente XIV? Per non essere da meno del suo lontano predecessore, e forse per ripicca, Francesco I si è messo anche lui a sopprimere ordini; ma di sua iniziativa, non per pressioni esterne. Se la sta prendendo in particolare con le suore. Non gli piace che, in certi ordini, si preghi troppo. Non gli piace che si sia troppo inclini a privilegiare i vecchi rituali e la liturgia in latino, che invece piacevano tanto al suo predecessore, il coltissimo papa Ratzinger. Bisogna essere moderni, orizzontali. Bisogna considerare la Chiesa un ospedale da campo. Contano soltanto i migranti, il resto è contorno. Ignorante com’è, il papa regnante non ha letto il canto XV del Paradiso di Dante, quello dove Cacciaguida, la cui anima brilla in un braccio d’una grande Croce, per presentarsi davanti al suo pronipote, invece di staccarsi direttamente dal suo posto e percorrere lo spazio in diagonale, si sposta al centro della Croce, dove rifulge la figura di Cristo, e poi scende verticalmente lungo il fusto, disegnando un angolo retto (“Nè si partì la gemma dal suo nastro/ ma per la lista radial trascorse/ che parve fiamma dietro ad alabastro”). Come a dire: la carità si accende solo attraverso Cristo. Altro che rinunciare alla preghiera! Lunga vita a papa Francesco! 

Giovanni Tenorio

Libertino