Don Giovanni

Sfigatenrat

Cari amici, devo farvi una confessione: sono più che mai convinto che la Costituzione della Repubblica Italiana è (o meglio era, prima delle varie revisioni che l’hanno qua e là vilipesa) la più bella del mondo. Non balzate sulla sedia, per carità, lasciate che vi spieghi, e forse alla fine mi darete ragione. Non intendo parlare del contenuto, ma della forma. Non intendo neppure la forma giuridica, bensì la forma letteraria. Proprio così. Difficile trovare, in tutto il mondo, una legge fondamentale scritta con tanta pulizia: nessun tecnicismo, un linguaggio piano e scorrevole, comprensibile da tutti, e ciononostante di eccelsa signorilità. E’ quella che gli uomini del Rinascimento chiamavano sprezzatura, e nell’inglese d’oggi si dice understatement : sinonimi, a ben vedere, di eleganza, quell’eleganza che tanto più affascina quanto meno si mette in mostra. Avete presente Giuseppe Verdi nel bel ritratto di Boldini? Ecco un magnifico esempio di sprezzatura nel modo di vestire! Quanto è kitsch, al confronto, l’abbigliamento di Wagner, con quel basco e quelle palandrane! Ma non divaghiamo. Perché la costituzione italiana era così bella? Per due ragioni. Innanzitutto i costituenti, comunque li si voglia giudicare sul piano politico, erano uomini d’alta cultura, usciti dalle scuole dell’Italia post-unitaria, dove i somari venivano bocciati e chi arrivava al titolo di studio aveva in mano qualcosa di più d’un pezzo di carta. Chi usciva dalla quinta elementare sapeva davvero leggere,scrivere, far di conto, tre abilità che, a ben intenderle, non sono una quisquilia, sono il fondamento su cui si può erigere il sapere (non i saperi, come stupidamente si dice oggi) in tutte le sue articolazioni disciplinari. Sia ben chiaro: era una scuola piena di pecche, sbilanciata verso le materie umanistiche, zoppicante nelle discipline scientifiche, sorda alla musica. Inoltre era una scuola statalista, accentrata, di impianto napoleonico. Tutti caratteri che la Riforma Gentile mantenne e per alcuni aspetti accentuò. Ma Gentile era persona seria, e seria voleva essere la scuola come lui la concepiva. Il Liceo Classico doveva essere davvero la fucina della miglior classe dirigente. Fu Mussolini a edulcorarlo, facendone la scuola della borghesia medio-alta, dove dominavano i legulei. Ebbene, da quel sistema, con tutte le sue ombre, usciva gente che sapeva scrivere bene. Bene, dunque, scrivevano i costituenti, che alla fine ebbero l’accortezza e l’umiltà di sottoporre il testo da loro redatto al vaglio di illustri umanisti: Pietro Pancrazi, innanzitutto, e poi il celebre latinista Concetto Marchesi. Non è strano che ne sia uscito un gioiellino. Guardate com’è lindo, rotondo e sonoro nel suo dettato il primo articolo:” L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. E così di seguito, fino all’ultimo articolo. Poi arrivarono i figli del Sessantotto, usciti da una scuola sbracata, velleitaria, antimeritocratica. Ed ecco che cosa è diventato, tanto per fare un esempio, nelle mani di chi si professa rappresentante del popolo italiano, il nuovo articolo 111, introdotto con la Legge n. 2 del 23 novembre 1999: “La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge”. Non so chi l’abbia scritto materialmente, ma di certo è un somaro. Per chi bene parla e bene scrive, la giurisdizione non si attua, ma si esercita. L’ultima riforma, quella che si è chiamati a ratificare o a respingere fra qualche giorno, è una crema di orrori. Anche qui, un esempio per tutti. Articolo 72, comma 6: “Esclusi i casi di cui all’articolo 70, primo comma, e in ogni caso le leggi in materia elettorale, le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali e le leggi di cui agli articoli 79 e 81, sesto comma, il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di deliberare, entro cinque giorni dalla richiesta, che un disegno di legge indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo sia iscritto prioritariamente all’ordine del giorno e sottoposto alla pronuncia in via definitiva della Camera dei deputati entro il termine di settanta giorni dalla deliberazione”. Parlare da legulei. Sentite che cacofonie: Esclusi i casi…e in ogni caso; il Governo… per l’attuazione del programma di governo; sottoposto alla pronuncia in via definitiva della Camera dei deputati (anziché sottoposti alla pronuncia della Camera dei deputati in via definitiva). E poi: indicato come essenziale. Da chi? Si vede proprio che Renzi e la Boschi sono usciti da una “buona scuola”, quella che il loro governo ha saputo rendere, con le ultime riforme, ancora più buona.
La complessa e pesante riforma costituzionale che il governo Renzi ha escogitato per il tristo fine di cucirsi il sedere alla poltrona, grazie al combinato disposto dell’infame Italicum. la legge per l’elezione della Camera dei deputati, è però bruttissima anche sul piano sostanziale. Da un lato -forse con qualche ragione -restringe le competenze che la riforma del 2001 aveva attribuito alle Regioni ampliando dismisura la cosiddetta “legislazione concorrente”; dall’altro pretende di trasformare l’attuale Senato in una “Camera delle regioni” , quasi che le circoscrizioni amministrative regionali dell’ordinamento repubblicano siano qualcosa di simile ai Länder della Germania: che non è uno Stato accentrato di stampo napoleonico (fu Hitler a trasformarla in tal senso, ma dopo la guerra si è tornati al modello originario, forgiato da Bismarck sulla traccia dei principati feudali del Sacro Romano Impero), bensì un vero e proprio Stato federale, ovverossia un’unione di Stati sovrani. In quel contesto una Camera dei Länder che sia rappresentativa delle diverse istanze territoriali ha un senso e una funzione ben precisa. Ed è giusto che il governo di ogni Land nomini a rappresentarlo in tale Camera, il Bundesrat, un numero di delegati proporzionale all’entità demografica del suo territorio, con vincolo di mandato: il che significa, ad esempio, che se i delegati sono tre, tutti e tre devono votare allo stesso modo secondo le direttive del loro governo, pena la decadenza. In questo modo, a livello di legislazione federale, si garantisce un equilibrio fra governo centrale e governi locali; i quali, attraverso i delegati al Bundesrat, possono partecipare alle decisioni relative alle leggi dell’intera federazione facendo valere le esigenze dei propri territori e dei propri popoli. In Italia invece, se passerà la cazzoeula indigesta cucinata dal ragazzone e dall’ochetta, si avrà un vero e proprio Sfigatenrat, composto in gran parte da consiglieri regionali e da sindaci, nominati in secondo grado secondo le indicazioni manifestate dagli elettori al momento del rinnovo dei consigli regionali. Come si raccoglieranno queste indicazioni è un mistero, almeno per ora: le procedure sono demandate a una successivlegge ordinaria.
Una sola cosa è certa: in questo modo i delegati allo Sfigatenrat non saranno la voce delle istanze regionali, ma dei partiti nazionali di cuoi fanno parte. Quindi si orienteranno secondo le direttive nazionali di tali partiti, intervenendo nella legislazione dello Stato centrale grazie all’ampia facoltà che la riforma concede al nuovo organismo di interferire nel processo legislativo a livello nazionale. Ci sono poi due enormi incongruenze: se dev’essere camera delle Regioni, che ci fanno i ventun sindaci, che rappresentano i Comuni? E -ancor peggio- che ci fanno i cinque senatori scelti, ad libitum, dal Presidente della Repubblica, per un mandato di sette anni, e gli ex- Presidenti della Repubblica, che di diritto ci si insedieranno a vita? Bisogna avere la testa buca per escogitare un pateracchio del genere.
Ha ragione Piero Ostellino quando dice che a dover essere cambiata non è la seconda parte della Costituzione, che può restare senza troppi danni così com’è, ma piuttosto la prima, infarcita di tanti buoni propositi, tanto altisonanti quanto velleitari, e improntata a un modello di governo socialdemocratico. Ma una costituzione non può prefigurare gli indirizzi governativi! Siamo al punto che, come ben ha detto Ernesto Galli della Loggia, in Italia un governo conservatore moderato, come quello che fu di Reagan negli USA o della Thatcher nel Regno Unito, potrebbe in Italia essere tacciato di incostituzionalità!
Sapete che vi dico? Io ridurrei la prima parte della costituzione a un solo articolo: La libertà personale è inviolabile. Punto, senza eccezioni di sorta. Tutto il resto viene di conseguenza. Però, a ben pensarci, anche tutta la seconda parte, a questo punto verrebbe automaticamente a cadere, perché come disse non un anarchico come me, ma un giudice americano dell’Ottocento, la vita, la libertà e i beni di ciascuno sono in pericolo tutte le volte che il Parlamento è in seduta.
Forse l’unico articolo giusto dovrebbe essere questo: “Fa’ quello che vuoi” , secondo la regola dell’Abbazia di Thelème nel “Gargantua et Pantagruel” di Rabelais.
Non ci sarebbe neppur bisogno di scriverlo su nessun pezzo di carta. A me sembra una cosa così ovvia…

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Sfigatenrat

  • Alessandro Colla

    Anche i giornalisti svolgono la loro parte. Su Rete Quattro, Belpietro insiste nell’ affermare che domenica scorsa si sarebbe svolta una consultazione “elettorale” in luogo di referendaria. Non stavamo scegliendo persone ma approvando o non approvando una legge. Sarà anche quella una scelta ma lo è anche quella relativa a un prodotto alimentare. Se scelgo il dado Knorr al posto di quello Star, che faccio? Eleggo il dado? Un dado deputato e un cavallo senatore o console. Quest’ultimo scelto da una sola persona. Altra perla di stampa è l’ostinazione dei giornalisti del quotidiano IL TEMPO a scrivere del “giudice ” Marini, che giudice non è mai stato in quanto ha sempre svolto la mansione di Pubblico Ministero. Le segnalazioni dei lettori in merito? Inutili. Oggi, a pagina ventitre, Tiberia de Matteis insiste a scrivere “irruento”. Se si protesta, risponde che anche “cruento” e “violento” si scrivono con la vocale “o”. Peccato però che non siano participi. Quello di violare è “violante”. A meno che non vogliano utilizzare, per indicare delle carenze, il termine “deficiento”. E il verbo “cruire” non mi risulta esista. La sua collega Anna Gentile, nella pagina successiva, parla di Alfredo Santoloci come membro dell’Accademia di Santa Cecilia; mentre a me risulta che sia il Direttore uscente del Conservatorio, istituzione sul piano giuridico completamente separata dall’Accademia. Per loro è la stessa cosa. Non parliamo poi delle redazioni sportive. Lì abbiamo il luogo deputato dello scempio linguistico. E forse, vista la mentecattagine (neologismo?) di molti tra atleti e tifosi, è giusto così.

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