Mese: Giugno 2017

Don Giovanni

Un galantuomo come avversario: Stefano Rodotà

…c’è una battaglia che Rodotà ha sempre combattuto con coerenza, e mi ha sempre visto al suo fianco: quella contro l’eccesso di poteri concessi alle forze di polizia e alla magistratura inquirente, motivate dalla lotta alla criminalità e dalla repressione del terrorismo. Non so quanti di voi ricordino, all’inizio degli anni Settanta dello scorso secolo, le polemiche contro la famigerata “Legge Reale”, che ampliava pericolosamente la facoltà delle forze di polizia di usare le armi e di ricorrere ad altri mezzi repressivi. Chi si dichiarava contrario era bollato come comunista, perché il PCI di allora si opponeva al provvedimento (salvo cambiare radicalmente idea qualche anno dopo, in piena emergenza terroristica). Invece era una posizione liberale, che i Radicali sostennero sempre con coerenza, e Rodotà non esitò a far propria: come si sarebbe opposto a tutta la normativa successiva in materia di contrasto al terrorismo; per non parlare della legislazione premiale (le leggi sui “pentiti”) che avrà anche consentito di smantellare le centrali del terrorismo brigatista, ma ebbe come amaro effetto collaterale il vergognoso caso Tortora (il galantuomo che i liberali di Zanone abbandonarono al suo destino, e trovò solo nei Radicali di Pannella un sincero sostegno) …

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Don Giovanni

Lettera aperta alla ministra Fedeli

Lei parla di refuso. No, Signora, non ci siamo. Gliel’ho detto che Lei dovrebbe controllare attentamente sul vocabolario ogni parola che pronuncia o scrive. Non è un refuso, TRACCIE, è uno strafalcione. Sa che cos’è, tecnicamente, in tipografia, un refuso? E’ il corrispondente del lapsus linguae nell’espressione orale e del lapsus calami nella scrittura corsiva (lapsus linguae , lapsus calami: ancora Latino; benedetti i custodi del lucignolo spento!). Dico, o scrivo, NAVE, mentre volevo dire, o scrivere, NEVE. Uno che scrive TRACCIE non fa un refuso, semplicemente esibisce la propria ignoranza ortografica; allo stesso modo in cui io esibisco la mia protezione a Zerlina per conquistarne il cuore ( e quella bestia di Leporello pretende di esibire la sua molestando le contadinotte).

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Don Giovanni

Astensione, anarchia, ricerca della felicità, non violenza e… Giorgio Fidenato.

Per fare qualche esempio, encomiabile è la lotta di Giorgio Fidenato per la libertà di utilizzare nei campi sementi OGM. E’ una lotta per il suo interesse, che però ridonda a vantaggio di tutti. Egualmente lodevole la sua battaglia contro il sostituto d’imposta (una volta era una battaglia dei Radicali. Dove sono finiti? Ci sono ancora? Se ci sono, battano un colpo, per favore). Anche Libertino nel suo piccolo una battaglia l’ha fatta, contro il canone RAI in bolletta, con una proposta concreta. Ho l’impressione che nessuno dei miei venticinque lettori abbia seguito il suggerimento. So però che altri c’è arrivato, per altre strade (me ne compiaccio. Non sarò certo io a rivendicare il copyright. Mercato, non Capitalismo!). Ecco, così va bene. Sarebbe invece sbagliato blandire tutti gli evasori fiscali, come talora si fa. Si giunse addirittura, qualche tempo fa, a fondare un partito degli evasori, che pretendeva di partecipare alla competizione elettorale. Questa è goliardia, che produce discredito. Sempre Fidenato, quando la Guardia di Finanza, in piena alta stagione, arrivò a Cortina a controllare i giri d’affari di negozi alberghi e ristoranti, pur deplorando quella proterva esibizione di muscoli, fatta apposta per compiacere i forcaioli d’ogni risma, dichiarò di non essere, pregiudizialmente, dalla parte dei Cortinesi. Molti suoi amici disapprovarono, ma aveva ragione lui. Come c’è capitalismo e capitalismo, così c’è evasione e evasione. Non è anarchia da una parte evadere il fisco e dall’altra brigare per avere privilegi a spese dell’erario pubblico, come purtroppo molti fanno. E’ truffa. L’anarchismo è lotta- che si può, anzi si deve combattere anche con la renitenza fiscale, assumendosene i rischi- per la libertà di tutti. O meglio, per la felicità di tutti: individualmente intesi, non come comunità amorfa. Ciascuno a suo modo.

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