Don Giovanni

L’Anticristo è lo Stato

Cari amici, ho sempre avuto la nomea d’essere un grand’egoista, un personaggio che pensa soltanto a se stesso, dedito alle gioie dei sensi e al soddisfacimento di tutti i capricci. Qualcosa di vero c’è in tutto questo, ma siamo sinceri: è possibile vivere senza minimamente pensare al proprio tornaconto e al proprio piacere, dedicando ogni momento della propria esistenza agli altri? Dopo tutto, anche chi fa del bene ne trae una soddisfazione morale; aiuta gli altri, ma in questo modo si guadagna una tranquillità interiore, sentendosi in pace con la coscienza. Chi poi crede nell’Aldilà, è convinto di meritarsi in questo modo un posticino in Paradiso. In somma: non esiste un’azione del tutto disinteressata. Anch’io ogni tanto ho avuto qualche momento di generosità: quando, ad esempio, davo quelle grandi feste nella mia villa, allietate da musiche raffinate, pietanze squisite, vini generosi, arzenti pregiati, invitavo anche zoticoni come Masetto, senza preoccuparmi di mischiare plebe e nobiltà. Certo, un secondo fine c’era: ad esempio, conquistarmi la Zerlina. Ma, come dicevamo, il disinteresse totale è impossibile, anzi disumano: Francesco d’Assisi dando tutto ai poveri e vivendo da povero sentiva perfetta letizia, compiacendo una sua profonda aspirazione. Fui generoso anche quel giorno che, trovandomi fra le mani Masetto, intenzionato a farmi la pelle, mi limitai dargli qualche schiaffone, e poi lo lasciai andare per la sua strada : mi sentii contento nel profondo del cuore per non aver fatto a lui quello che lui voleva fare a me. Veniamo al dunque: nel Bel Paese stanno arrivando ondate di migranti. Non stiamo a vederne ora le cause. Una cosa è certa: se non ci fosse uno Stato italiano (prescindiamo, per semplificare, dal contesto europeo) che si sente in dovere di intervenire per soccorrere quegli sventurati, e solo la carità privata potesse offrire qualche conforto, il flusso si ridimensionerebbe da sé. Si sposterebbe solo chi ha qualche buona ragione di pensare che troverà lavoro e magari un tetto; non chi è sicuro, o quasi, che soffrirà la fame e rischierà di dormire all’addiaccio. Le cose purtroppo non stanno così: in tutto il mondo cosiddetto democratico si è costruito un sistema che, a costo d’una tassazione feroce, dà tutto a tutti. E quando migranti stranieri arrivano in un territorio sottoposto a una giurisdizione pubblica, pretendendo, pur non essendone mai stati cittadini, e quindi contribuenti, di insediarvisi con tutti i diritti e i benefici dei nativi o naturalizzati? Logica vorrebbe che, se non hanno mai pagato, non possano pretendere provvidenze pubbliche, per lo meno non nella misura in cui la possono pretendere i cittadini contribuenti. Se poi i privati sono così generosi da offrire assistenza a chi vogliono e per quel tanto che possono, sobbarcandosi a un onere volontario dopo aver sborsato coercitivamente quanto lo Stato pretende a titolo di imposizione fiscale, niente da dire: fanno del bene, e sono degni soltanto di elogio. Invece l’ideologia dominante pretende che la carità pubblica venga estesa sic et simpliciter anche a chi viene da fuori, magari addirittura in misura maggiore di quanto normalmente si elargisce ai cittadini che versano in stato di povertà. Sono molti quelli che, a giustificazione di tale incongruenza logica, si riempiono la bocca di parole vuote come “accoglienza” , “solidarietà” e via di seguito. Perché, dico io, parole vuote? Perché bisognerebbe specificare, ad esempio, “accoglienza” in casa di chi e “solidarietà” da quale borsa. Se uno che predica carità apre la sua casa e la sua borsa, è coerente. Se pretende che siano gli altri ad aprirle, no. E neppure se pretende che sia lo Stato a farlo. A questa schiatta appartiene anche il biancovestito che si proclama vicario di Cristo: fustiga e incita alla generosità non le sue pecorelle, come singoli individui o come libere associazioni private (il che sarebbe più che giusto), ma i pubblici poteri. Sarebbe come dire che a provvedere dev’essere la Mafia. Perché i pubblici poteri donde possono trarre i proventi per organizzare accoglienza e assistenza, se non da quella pratica estorsiva, per nulla dissimile da pizzi e tangenti, chiamata pudicamente fiscalità? Che cosa c’è di evangelico in tutto questo? Nulla! Quel che si dà a Dio (e il dare ai poveri è un dare a Dio) non si dà a Cesare! Se vuoi far la carità, non devi passare dalla cassa pubblica, che lascerà arrivare a destinazione solo qualche rivoletto di quanto ha ricevuto. E se vuoi finanziare la Chiesa, magari proprio per consegnare a un intermediario fidato quel che vuoi donare ai poveri, devi farlo direttamente, tenendoti lontano dall’8 per mille, perché altrimenti il tuo intervento non è più una donazione spontanea, ma una semplice indicazione d’indirizzo per una somma che in ogni caso saresti costretto a versare al Leviatano. Dov’è finita la carità che viene dal cuore, quella senza la quale siamo solo “bronzi sonanti o cembali squillanti” (I Cor,13)? Vedete, cari amici, che lo Stato, con la connivenza di Santa Romana Chiesa, ci ha reso duri di cuore? E, quel ch’è peggio, ci illude di essere generosi, solo perché da un lato ci esime dal dovere morale di aiutare spontaneamente i bisognosi, sostituendosi d’imperio a noi in tale compito, e dall’altro ci dà il potere, talvolta, di indirizzare a un fine nostro una piccola parte di quel che ci sottrae contro la nostra volontà. Il moderno Stato assistenziale si presenta agli occhi dei creduloni come il Buon Samaritano, ma in verità è l’Anticristo: lupo rapace travestito da agnello. L’aveva capito nella seconda metà dell’Ottocento lo scrittore russo Vlaldimir Sergeevic Soloviev: l’Anticristo -dice- si presenterà in veste di benefattore, prenderà nelle sue reti l’umanità e porterà il mondo alla perdizione. In questi giorni è stato chiesto alla figlia di Gino Strada se sia disposta, in base agli ideali umanitari di suo padre e suoi, a mettere a disposizione dei migranti le sue proprietà immobiliari.”Certo che no!” ha risposto. Deve farlo lo Stato! Lei paga le tasse per avere gli ospedali, le scuole e tutti gli altri servizi pubblici: sarebbe assurdo che, in aggiunta, dovesse pagarsi ancora le cure mediche, il servizio scolastico e tutti gli altri benefici che lo Stato elargisce proprio come corrispettivo dell’imposizione fiscale. Quindi anche la beneficenza ai migranti tocca allo Stato, non a lei. Capito? Una candida alunna del biancovestito. Se questa non è opera dell’Anticristo…

Giovanni Tenorio

Libertino