Don Giovanni

Il mito del colossale

“Chi pensa male va all’inferno ma ci azzecca”, diceva quella volpe di Andreotti, il baciapile intimamente ateo che Dante metterebbe nella bolgia degli ipocriti. Che dire, allora, dell’accanimento di Draghi in una campagna vaccinale il cui esito disastroso è sotto gli occhi di tutti, visto che, ormai, a dispetto delle seconde e terze dosi, il morbo infetta allo stesso modo vaccinati e non vaccinati, senza alleggerire affatto la situazione degli ospedali? Non ci possono essere dubbi: i contratti, le cui clausole si vogliono mantenere segrete (perché mai, se non perché contengono qualcosa di losco?) con le case farmaceutiche produttrici dei cosiddetti “vaccini” -in realtà terapie geniche sperimentali- prevedono la fornitura di un’enorme quantità di dosi, che se non venissero ritirate in base agli impegni messi per iscritto e profumatamente pagate comporterebbero l’esborso di forti penali. Quindi, vaccinare a tutto spiano. Prima indurre a vaccinare anche i bambini, poi, visto lo scarso esito della promozione, stanare con un obbligo esplicito gli ultracinquantenni riottosi, poi… staremo a vedere. L’importante è non trovarsi con una caterva di dosi da buttar via, com’era già successo in passato quando si paventavano pandemie aviarie e suine e bovine e cavalline e asinine e chi più ne ha più ne metta, destinate a rimanere nel libro delle profezie farlocche. Come tutti i delinquenti, Draghi non è intelligente, è intelligentissimo. Si è circondato di collaboratori e di ministri che in parte sono stupidi esecutori dei suoi ordini, in parte fidati consiglieri più sottili dell’avvocato Azzeccagarbugli, in parte delinquenti come lui. Fin dall’inizio del suo mandato ha mentito spudoratamente , con dichiarazioni che in un Paese civile, con una Magistratura degna di questo nome, lo avrebbero chiamato a rispondere di falso ideologico e di procurato allarme. Ricordate? In un momento in cui un altro figuro dalla faccia brutta come la sua, Anthony Fauci, era costretto dall’evidenza dei fatti a riconoscere che anche i vaccinati possono contagiare ed essere contagiati, il novello presidente del Consiglio dei Ministri dichiarava che chi si vaccina si salva, chi non si vaccina muore e condanna a morte. Da quel momento, uno stuolo di utili idioti gli ha fatto eco, non ultimo l’ineffabile presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, quel bel tipo che da giovane militava nel Partito Liberale dell’incartapecorito Giovanni Malagodi e non si sa bene quali principi liberali abbia succhiato dalle mammelle del suo mentore. E’ arrivato a dichiarare che chi non si vaccina commette qualcosa di simile a un omicidio. Nessuno che gli abbia ricacciato in gola quello che ha detto, nessuno che l’abbia denunciato per diffamazione e procurato allarme.Ecco quindi, in poche parole, la ragione dell’incaponirsi in una campagna vaccinale fallimentare. Draghi continua a propalare menzogne (come quella secondo cui a intasare gli ospedali sono in gran parte i non vaccinati, quando da tempo è vero il contrario, dati alla mano), ben sapendo che nessuno farà una piega e che il vecchietto rattrappito inquilino del Colle, quello che dovrebbe essere stato messo lì per vegliare, tra l’altro, sul rispetto del costituzione più bella del mondo, non solo non gli assesterà le bacchettate che si merita, ma contribuirà a diffondere le sue menzogne e non esiterà a sottoscrivere, senza battere ciglio, tutti i decreti liberticidi che gli saranno sottoposti. L’art 32 della Costituzione sancisce, per un trattamento sanitario obbligatorio, una riserva di legge assoluta e rafforzata, che per la sua stessa natura non può configurarsi come decreto-legge? E chissenefrega? Viene imposto un obbligo formale di vaccinazione, sia pur, solo  per ora, limitato a una  consistente fascia di popolazione (ricordiamoci che in un’Italia in calo demografico i vecchietti sono più dei giovani)  con un semplice decreto-legge. E il rattrappito non ha nulla da dire. Vorrei che mi si spiegasse una cosa. Il decreto-legge, se non è approvato dalle Camere entro sessanta giorni dalla sua entrata in vigore,  perde la sua efficacia ex tunc. Il che significa che tutti i suoi effetti pregressi si caducano, come se non fosse mai stato approvato. Mettiamo il caso che il decreto per la vaccinazione obbligatoria decada. Chi è stato così stolto da vaccinarsi se lo tiene in quel posto. Gli effetti permangono, quod factum est infectum fieri nequit, quel ch’è fatto è fatto e non può essere disfatto. Per inciso: il sunnominato Andreotti ai suoi tempi ne fece una bella. Introdusse con decreto-legge, non si sa bene per quale necessità e urgenza ai sensi dell’art.77 Cost., un provvedimento che fissava un contributo di lire mille a carico del degente per ogni giorno di ricovero ospedaliero. Il decreto decadde. Pensate che gli stolti  che avevano pagato siano stati risarciti? Neanche per idea. Eppure in quell’occasione c’erano tutti i presupposti e tutte le possibilità pratiche per annullare di fatto ex tunc i gli effetti del provvedimento che nel frattempo si erano concretati. Questa è l’Italia dei farabutti, signori miei.Ma non è finita. La devastante campagna vaccinale, con il contorno di tutte le restrizioni delle libertà personali che stanno producendo danni enormi all’economia italiana, colpendo quel settore turistico e delle piccole e medie imprese che rimane la spina dorsale del suo sistema produttivo, mira chiaramente a sperimentare, nel ventre molle dell’Europa, quel “grande reset” di cui si parla esplicitamente nei documenti del World Economic Forum e di tutte le logge camorristico-massoniche dove si radunano le teste d’uovo delle banche centrali e della grande finanza internazionale, Se ne vedono già le prime avvisaglie. Fondi d’investimento stranieri che comperano a prezzi di saldo attività ridotte sull’orlo del fallimento, destinate in futuro a diventare galline dalle uova d’oro, a vantaggio degli azionisti e riducendo con le pezze nel culo gli imprenditori e i lavoratori italiani. Ci sarà pur un motivo se Draghi ha ricevuto con tutti gli onori, non si sa bene a che titolo, quel Klaus Schwab che non è un soggetto istituzionale ma il presidente di un club formalmente privato qual è il WEF. Che cosa si saranno detti i due compari? Certo non si sono incontrati per giocare a briscola. Avranno messo a punto qualche piano tattico per far avanzare la strategia del “grande reset”. E’ stato proprio Draghi, d’altra parte, all’inizio del suo mandato, e ancor prima, al famigerato “meeting” riminese di Comunione e Liberazione, a prendere spunto dalla teoria schumpeteriana della “distruzione creativa” per dichiarare che le piccole imprese incapaci di rimanere sul mercato devono chiudere, cedendo il passo alle grandi imprese più efficienti. Sì, ma se è la politica economica, con una tassazione feroce, a uccidere le piccole imprese, se sono le restrizioni delle libertà imposte con la scusa della “pandemia” a ferire interi comparti produttivi, non è più questione di libero  mercato, ma di bieco dirigismo, tanto più infame quanto più subdolo. E’ invalso l’uso di chiamare neo-liberista questo tipo di politica. E’ vero, come dice l’Anonimo manzoniano, i nomi sono puri, purissimi accidenti. Possiamo chiamare sedia quello che finora abbiamo chiamato cavallo e cavallo quella che finora abbiamo chiamato sedia; ma così corriamo il rischio di fare un’enorme confusione. Un Luigi Einaudi non si riconoscerebbe nella politica di Draghi e dei suoi compari. Einaudi non fu mai un grande ammiratore di quelle “economie di scala” che renderebbero in ogni caso più efficienti i grandi colossi. Si vada a rileggere un suo articolo del 1948, “Il mito del colossale”, che meritoriamente l’amico Gian Piero de Bellis ha ripubblicato nel suo blog “Panarchy.org”. Il motto di Draghi e dei suoi compari potrebbe esse: “Criminali e mafiosi in guanti bianchi di tutto il mondo, unitevi!”

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Il mito del colossale

  • Alessandro Colla

    E si sono uniti.

    Offri un bicchiere di Marzemino all'autore del commento 2

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