Don Giovanni

Leggittima difesa

L – Padrone mio, a proposito di quel vecchio che, per difendersi dai ladri ne ha seccato uno con un colpo di pistola, sarete sicuramente d’accordo con chi afferma che la difesa è sempre legittima.
DG – Problema complesso, caro il mio Leporello. Probabilmente se mi fossi trovato nelle medesime condizioni, avrei sparato anch’io. Eccesso di legittima difesa? Sottigliezze da azzeccagarbugli. Se un tale, nel buio,  entra furtivamente in casa mia e mi viene incontro con in mano un attrezzo che potrebbe usare per ferirmi o uccidermi, non credo di eccedere nel difendermi se gli sparo un colpo. In una frazione di secondo non ho il tempo di verificare se quello ha in mano un mitra o una torcia elettrica. Se esitassi, potrei fare una brutta fine io. Meglio sparare per primo. Altra cosa è sparare a chi fugge. Non mi sembra difficile ricostruire l’accaduto: se il colpo è in pancia, l’ucciso era in procinto di aggredire; se è nella schiena, stava scappando. O no?
L – Sì, tutto chiaro. Quindi, siete d’accordo con l’affermazione di cui parlavo.
DG – Neanche per idea!
L – Ma così negate quello che avete appena detto.
DG – Come sei grossolano, caro Leporello! Bisogna precisare che cosa intendiamo difendere. La vita? La proprietà? Nel primo caso non ci sono dubbi: meglio ammazzare che farsi ammazzare. Nel secondo caso, se chi sta commettendo il furto non è armato e, vedendomi, non compie atti di aggressione contro la mia persona, ucciderlo sarebbe omicidio.
L – E perché mai?
DG – Perché la vita è più importante della proprietà. O meglio: la proprietà della vita è più importante della proprietà dei beni. Se io tolgo la vita a chi vuol privarmi dei miei beni, vien meno i principio di proporzionalità.
L – Adesso mi sembrate voi un azzeccagarbugli.
DG – Ma neanche per sogno. Questi sono principi di civiltà giuridica. Se uno mi sta rubando una caramella, posso ucciderlo per difendere la mia proprietà? Andiamo!
L – Ma se uno mi sta rubando un orologio d’oro…
DG – L’orologio d’oro è sempre un bene meno importante della vita. Se un delinquente ti punta un’arma alla schiena e ti intima:”O la borsa o la vita!”, tu che fai?
L – Per prima cosa mi caco addosso, come quando arrivò a casa vostra la statua del Commendatore, poi mollo la borsa, senza pensarci due volte.
DG – Vedi, allora, che la proprietà della vita vale più d’ogni altra?
L – Mi arrendo.
DG – Ti dirò di più. Lasciamo da parte il furto con scasso e l’aggressione a mano armata a scopo di rapina, che sono reati gravi. Prendiamo il furto semplice. Io non lo rubricherei fra le illegalità penali. Il trasgressore dovrebbe essere obbligato a restituire il maltolto, a titolo di risarcimento…
L – Troppo comodo! Senza nessuna punizione? Che pacchia!
DG – Non essere precipitoso, lasciami finire di parlare! Oltre al risarcimento dovrebbe essere costretto a pagare una somma pari al valore della refurtiva. Mi hai rubato mille zecchini o un orologio che vale mille zecchini? Restituisci, e in più paghi mille. Nell’antico diritto romano era così :”DUPLI”, il doppio.
L – Geniali, quelle canaglie di Romani antichi.
DG – Sì, quelli antichi, scritti con la lettera maiuscola, non quelli di oggi, scritti con la minuscola, che hanno permesso e continuano a permettere lo sconcio immondo della loro città. Era una sottile applicazione della legge del taglione: far sentire al colpevole il male che ha inflitto alla vittima. Mi hai rubato mille? Senti sulla tua pelle, o se preferisci nel tuo portafogli, che cosa significa essere alleggerito di mille…
L – Occhio per occhio, dente per dente? Se l’applichiamo come principio generale, mi sembra barbarie. E’ la sharia, che tanto esecrate: rubi? Ti taglio la mano con cui hai rubato!
DG – No! Stai facendo, come di solito, un po’ di confusione. Rubi? Restituisci il doppio. Mi tagli una mano? E io la taglio a te. Questo sarebbe corretto.
L – Bene per il doppio, ma il taglio della mano, anche nel caso che voi dite, sarebbe barbarie!
DG – D’accordo. Potrebbe essere sostituito con un risarcimento vertiginoso. E se non puoi pagare, lavori fin che hai guadagnato il denaro necessario a saldare il tuo debito. Senza stare a far tanti calcoli a proposito del cosiddetto capitale umano. Vale di più la mano di un pianista o quella di un muratore? Senza una mano, nessuno dei due può più lavorare. Punto e basta. Anzi, il pianista è avvantaggiato. Potrebbe continuare il suo lavoro riducendo il  repertorio al “Concerto in Re maggiore per la mano sinistra” di Maurice Ravel, scritto per il pianista Paul Wittgenstein (fratello del filosofo Ludwig), che aveva perso il braccio destro nella Prima Guerra Mondiale. A patto che anche la mano perduta dalla nostra vittima  sia la destra…
L – Che cosa mi dite mai! Quindi la mano di un muratore, se volessimo mantenere l’idea del capitale umano, varrebbe più di quella d’un pianista! Perché voglio vederlo un muratore  lavorare con una mano sola! E la sinistra poi! A meno che sia mancino!
DG – Mi sta venendo un’idea. Si potrebbe, grazie alle tecnologie d’oggi, infliggere una pena del taglione virtuale. Hai tagliato la mano a uno? Ti metto in una macchina che ti fa sentire, senza nessuna vera mutilazione, che cosa si prova a venir  mutilati, e a rimanere poi senza una mano. Geniale, no?
L – Mi vengono i brividi. Se non sbaglio, narra qualcosa di simile il racconto  “Nella colonia penale” di Kafka.
DG – Non proprio. Quella era una macchina che tormentava davvero il corpo del condannato, incidendogli sulla schiena l’ordine che aveva violato! Ma stiamo divagando. Tornando al caso del vecchio che ha sparato, sai che cosa mi ha fatto più rabbia? Le dimostrazioni di quei mamalucchi dei Fratelli d’Italia, che hanno voluto esprimere la loro solidarietà al vecchio sfilando con il tricolore sotto il suo balcone e cantando lì’Inno di Mameli.
L – Non ci vedo niente di male.
DG – Mi spieghi un po’ che c’entrano il tricolore e l’Inno di Mameli?
L – Anche la difesa della patria è legittima difesa.
DG – Il tricolore è la bandiera di un pugno di rivoltosi che, prima facendo da sé, poi in combutta con una dinastia ciabattona che ha messo a disposizione il suo esercito, hanno aggredito l’Austria e gli altri Stati del Bel Paese, per costruire quel bell’aborto che prima si chiamava Regno d’Italia e ora Repubblica Italiana. Altro che legittima difesa. I libri di Storia ci dicono che Mameli morì nella difesa della Repubblica Romana. Certo, ma la Repubblica Romana era nata grazie a un atto d’aggressione contro lo Stato Pontificio…
L – Adesso vi mettete anche a difendere il papa!
DG – Ma difendo anche il demonio, se è vittima di un’aggressione!
L – Proprio voi dite questo, che avete ucciso il Commendatore! Bravo, due imprese leggiadre! Sforzar la figlia ed ammazzare il padre!
DG – E’ stato il Commendatore a sfidarmi a duello! Era lui che voleva uccidermi! La mia era legittima difesa!
L – Ma la figlia sforzata?
DG – Sforzata? Ma quella ci stava! Aveva capito ch’ero io, il mio amplesso non era così flaccido come quello del suo Don Ottavio, affetto da impotentia coeundi… E poi, vale di più la proprietà della passerina, o la proprietà della vita?
L – Ma il vostro era un furto con scasso!
DG – Non farmi ridere! Ci stava, ci stava! Se l’è fatta scassare volentieri…

Giovanni Tenorio

Libertino