Don Giovanni

Keynesiani all’inferno

Anania e Saffira
Anania e Saffira

L – Padrone mio, ho la testa sempre più confusa. Leggo un articolo sul montare delle tendenze antieuropee in Austria, e non credo ai miei occhi quando vedo che il partito Fpö viene qualificato come libertario. Ma non era quello ferocemente nazionalista, che raccoglieva tra le sue file anche molti nostalgici del nazismo? C’è qualcosa di libertario nel nazionalismo e nel nazismo?
DG – Vuoi scherzare? Il guaio è che oggi regna la più grande confusione semantica. Ecco perché certe parole vanno ormai cancellate, “rottamate” direbbe il Renzino. Una di queste è “liberale”, un’altra è “libertario”. Io non le uso più. Sono anarchico e libertino, tutto il resto è paccottiglia. Che cosa c’è di liberale nello statalismo di marca keynesiana? Nulla! Eppure molti ferventi keynesiani continuano a dirsi liberali. Preferisco chi, in nome di Keynes, e spingendosi fino allo statalismo estremo, rigetta ogni qualifica di liberale, e si presenta per quello che
è, un neocomunista. Ad esempio Tsipras, Varoufakis, e compagnia, persone pericolose, ma oneste. Non come certe oche padoane, marxiste in giovinezza, ora “liberali”: magari con le virgolette, ma cambia poco.
L – A proposito di keynesiani DOC, ho letto anche di un seminario presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dove, alla presenza di illustri personalità come la presidenta Boldrina, un chiarissimo professore, nel nome di Keynes, ha magnificato le magnifiche sorti e progressive di un sistema che finalmente, impipandosene del debito, puntasse su cospicui investimenti pubblici, salario minimo garantito, tassazione progressiva…
DG – La solita zuppa! La tassazione progressiva poi…
L – Lo so, voi sostenete che se la tassazione proporzionale è un furto, quella progressiva è un superfurto. Però sarete d’accordo con me che per un riccone essere espropriato del superfluo non può pesare gran che. Quindi, tutto sommato…
DG – Tutto sommato che cosa, somarello? Non vorrai sostenere anche tu la baggianata dell’utilità marginale decrescente dei redditi!
L – Perché baggianata? Per la vedovella che possiede 2 e mette 1 nel tesoro del Tempio (vi ricordate l’episodio evangelico, anche se siete ateo per nulla devoto?) quell’1 che le rimane è tutto. Senza quello non potrebbe provvedere al necessario per sopravvivere!
DG – Io non sono devoto ma neppure ateo, anche se il mio dio è un po’ diverso da quello dei preti. Ma visto che mi provochi, citandomi il Vangelo, ti sfido sul medesimo terreno. Hai presente l’episodio del giovane ricco?
L – Più o meno.
DG – Vorrebbe andare in paradiso. Qual è la condizione che Cristo gli pone?
L – Dare ai poveri tutto quello che ha.
DG – Bravo! Mettiamo che il giovane possieda 1000. Se dà ai poveri 999, va in paradiso?
L – Forse no, perché non ha dato tutto, ma quasi. E con Cristo non si può fare il furbo. Anania e Saffira, che vendono i loro beni e ne danno solo una parte agli apostoli, fanno una brutta fine: morti sul colpo, stecchiti!
DG – Ben detto. Ma allora, quell’ 1 che il giovane si è tenuto, è importante o non è importante per andare in paradiso?
L – Ancor più che importante: essenziale, direi…
DG – Più dell’1 che la vedova deve tener per sé se non vuol morire di fame?
L – …
DG – Non rispondi?
L – Non saprei proprio. Non si può morire di fame… La vita è tutto…
DG – E’ più importante la vita terrena o quella celeste?
L – I preti una volta dicevano la vita celeste. Oggi non so. A sentire certi teologi…
DG – Lascia perdere i teologi, che sono mentecatti. E’ meglio morir di fame o finire all’inferno per l’eternità?
L – Morire di fame, a patto che l’inferno ci sia davvero.
DG – Certo che c’è! Secondo certe calunnie ci sarei finito io, e invece sono qui, più giocondo che mai. Ci finiranno invece tutti i keynesiani, a raggiungere il loro maestro, che già si crogiola tra le fiamme. Ma, per concludere, vedi che l’ultima unità di reddito è più importante per il giovane ricco che per la povera vedovella?
L – Ma è un esempio capzioso, lontano dalla realtà!
DG – Bene, allora mettiamola così. Don Ottavio, che è impotente, può vivere benissimo con 500: gli bastano e gliene avanzano. Io invece ho bisogno di 1000 se voglio conquistare la cameriera di Donna Elvira con uno splendido gioiello. Purtroppo ne ho soltanto 999, e allora mi tocca rimanere a bocca asciutta, a parlare d’amor con me, come direbbe Cherubino… E’ più essenziale l’ultima unità del reddito di quella testa di legno, che, quando ha fatto fuori 300 per mangiare e bere, del resto non sa che farsene (è così ignorante che non sa com’è fatto un libro, e
quando va a teatro si addormenta) o l’ultima unità del mio?
L – Basta, basta, mi do per vinto. Ve l’ho già detto, ne sapete una più del demonio!

Giovanni Tenorio

Libertino