Don Giovanni

Una macchia che neppure tutti i profumi dell’Arabia potranno mai cancellare

Ho sempre avuto una certa stima per il prof. Angelo Panebianco, editorialista del “Corriere della sera” e docente  nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna. Mi schierai idealmente con lui quando, qualche anno fa, un gruppo di studenti meritevoli del massimo disprezzo gli impedirono di far lezione solo perché sosteneva idee difformi da quelle a loro care, quasi che la libertà di insegnamento non fosse uno dei cardini di ogni sistema liberale, richiamato esplicitamente da quella Costituzione che anche gli adepti della sinistra estrema forse sono disposti a ritenere la più bella del mondo. L’episodio mi colpì (e mi fece male, perché non sono quel cinico insensibile che molti credono) in quanto mi riportava alla memoria un caso analogo accaduto all’Università Cattolica di Milano nel famigerato Sessantotto, quando un gruppo di studenti del Movimento Studentesco impedì di far lezione al prof. Albino Garzetti, docente di Storia Greca e Romana, il quale -memore dei soprusi che aveva sofferto sotto il regima mussoliniano – a un certo punto dell’indegna gazzarra gridò: “Sapete come si chiama questo? Fascismo!” Potete quindi capire con quale meraviglia e con quale reazione di contrariata incredulità, carico di queste memorie, ho letto l’ultimo editoriale del prof. Panebianco. Lungi da me l’idea che all’ illustre docente debba essere inibito il diritto di affermare dove e quando vuole tutte le idee che crede, anche le più lontane dalle mie. Non mi voglio mettere sul piano di certi suoi studenti. Se dalla prestigiosa tribuna del “Corriere” vuol esprimere un certo pensiero che io ritengo aberrante, lo faccia pure. Se qualcuno volesse per questo irriderlo, o addirittura insultarlo,  si metterebbe dalla parte del torto e io mi schiererei ancora al suo fianco, in nome della libertà.  Mi sia però consentito di affermare, anche al suo riguardo, quel che già dissi di altri, ripetendo una frase di Bertrando Spaventa: “E’ una razza di liberali che aborro, perché non  hanno nulla per meritarsi questo nome”. Avevo sempre ritenuto il prof. Panebianco un liberale autentico. Non è così. Non l’avrei giammai creduto. Va messo nel mazzo dei Porro, dei Mingardi e di altre scartine del genere. E ora spiego il perché.Nell’editoriale di cui  dicevo il prof. Panebianco mette sullo stesso piano, bollando gli uni e gli altri come ostili ai principi di libertà, i fautori dell’imprescrittibilità dell’azione penale, avversi alla timidissima riforma Cartabia e quelli che lui chiama , secondo un’ormai invalsa e becera consuetudine, “no-vax”, fustigati quali nemici dell’obbligo vaccinale anti-Covid. Lascio da parte le argomentazioni  sulla riforma Cartabia, che ritengo ineccepibili; chi vuole l’imprescrittibilità dell’azione penale è un forcaiolo come Davigo, che sta ricevendo la lezione che si merita: a fare il puro trovi sempre qualcuno più puro di te, che ti mette alla gogna. Quel che proprio non va è tutto il resto del discorso, e assolutamente sviante l’equiparazione dei due soggetti, i forcaioli e gli oppositori dell’obbligo vaccinale. Innanzitutto non è vero che l’avversione all’obbligo vaccinale appartiene solo all’estrema destra. Ci sono fior di giuristi e studiosi, militanti a sinistra, che la pensano allo stesso modo; così come si trovano anche a destra fautori dell’obbligatorietà.  Inoltre, fra chi si oppone all’obbligo i veri “no vax” sono una frangia irrisoria – tra l’altro rispettabile -, mentre la stragrande maggioranza è contraria  soltanto all’ imposizione dei cosiddetti “vaccini” anti-Covid, per una serie di ragioni che meritano di essere prese in considerazione, ma non a tutti gli altri vaccini da tempo sperimentati, approvati e somministrati anche per obbligo di legge.  Alcuni di loro si sono addirittura vaccinati con i sieri anti.- Covi, ritenendoli efficaci e sicuri, ma ritengono che la scelta debba rimanere libera; combattono una battaglia puramente ideale, aliena da ogni tornaconto personale. Ragioni antiscientifiche, come afferma Panebianco, seguendo l’onda del quotidiano su cui scrive e di tutta quanta la stampa allineata? Non è così semplice, non tutti gli esperti sono d’accordo: il guaio è che chi esprime dissenso dal pensiero dominante viene censurato o escluso da ogni dibattito. Se potessero, lo costringerebbero ad abiurare, come capitò a Galileo Galiiei.  Chi oggi inneggia alla “Scienza” nei toni che Panebianco fa suoi, fra Galileo e il contemporaneo Francis Bacon preferirebbe quest’ultimo. Il primo fu perseguitato, il secondo fondò addirittura un’Accademia protetta dalla Corona,  da quel momento  sempre ligia alle politiche governative. Da che parte sta il liberale, con Galileo o con Bacon?Un sostenitore della democrazia liberale dovrebbe essere attentissimo alle gerarchie delle fonti del diritto. In Italia la Costituzione è la legge fondamentale, alla quale tutte le altre devono adeguarsi; ed è la Costituzione stessa a riconoscere altri ordinamenti sovrannazionali gerarchicamente superiori, ai quali la normativa nazionale deve attenersi. Suppongo che il prof. Panebianco conosca l’art 32 della Costituzione, che impedisce l’imposizione di trattamenti sanitari contro la volontà del paziente. Certo, in casi particolarmente gravi, per ragioni di sanità pubblica, l’obbligo può essere sancito, ma solo con riserva assoluta di legge, escludendo tassativamente pratiche lesive della dignità umana. Dovrebbe anche sapere che la Risoluzione 2361/2001 del Consiglio d’Europa , a proposito del vaccino anti-Covid  vieta la discriminazione di chi non è vaccinato, non solo per motivi di salute ma anche per libera scelta. Forse, invece, non sa, il professore, in tutt’altre faccende affaccendato, che tale Risoluzione è stata recepita dal governo Draghi in una traduzione italiana che, forse perché il diavolo ci ha messo lo zampino, ha eliminato il riferimento alla libera scelta. Il testo è stato integrato secondo l’originale dopo l’intervento di alcuni avvocati che hanno minacciato querele. Dispiace vedere il prof. Panebianco allineato a un governo di delinquenti. Dispiace vederlo far proprie le infami parole pronunciate da Draghi nella conferenza stampa in cui annunciava le nuove misure anti-Covid e la proroga – egualmente infame, perché palesemente eversiva(*)- dello stato d’emergenza. Draghi ha detto che chi non si vaccina si ammala e muore; oppure fa ammalare gli altri e ne uccide qualcuno. Parole abominevoli, false da cima a fondo. Si contagia anche chi è vaccinato. Può infettare gli altri anche chi  è vaccinato. Se è vero che i giornalisti presenti alla conferenza stampa hanno dovuto sottoporsi al tampone anche se vaccinati, vuol dire che Draghi è il primo a non credere nell’efficacia dei vaccini. Vuol dire che è il primo a credere che è una panzana affermare che la vaccinazione è un dovere morale, a salvaguardia della vita del prossimo. Se vaccinandomi rimango contagioso non salvaguardo proprio un bel nulla. E tutto il discorso, imbastito da Panebianco facendo il pappagallo di quanto vanno dicendo i soliti mediconzoli e i soliti imbrattacarte, secondo cui la mia libertà finisce dove comincia la tua, qui c’entra come i cavoli a merenda. Che io mi vaccini o non mi vaccini, sono pericoloso per gli altri allo stesso modo. Posso ledere in un caso e nell’altro, senza volerlo, la loro salute, nessuno può accusarmi di ledere, per una scelta irresponsabile, la loro libertà. Tra l’altro, rimane vero che la letalità della Covid19 è inferiore all1% ed esistono cure che, se somministrate fin dal primo insorgere della sintomatologia, hanno dato prova di essere molto efficaci, evitando non solo il decesso ma, ma, nella stragrande maggioranza dei casi,  anche il ricovero ospedaliero (per non parlare dell’intubazione, che è sempre funesta).E allora? Il teorema del prof. Panebianco va a gambe all’aria. “Signor dottore, come l’ha intesa? L’è proprio tutta a rovescio!”, come diceva Renzo al dottor Azzeccagarbugli.. Fermo restando che è illiberale chi vorrebbe un processo penale imprescrittibile , va messo sullo stesso piano dei forcaioli non chi è contrario all’obbligo vaccinale, ma chi lo sostiene con argomentazioni menzognere, per ignoranza o malafede. Tanto più che qui non siamo in presenza di un obbligo, ma di un ricatto. Formalmente uno è libero d non vaccinarsi, ma se non si vaccina gli si rende la vita impossibile, imponendogli un gran numero di preclusioni. Tutto questo ha un nome: violenza privata. Ed è un segno di malafede dei masnadieri al governo, capeggiati da Mario Draghi, il corsaro della Regina (Big Pharma). Se fossero convinti davvero che il vaccino è strumento imprescindibile per la tutela della sanità pubblica, lo renderebbero obbligatorio per legge. Non avrebbero problemi, data la maggioranza bulgara di cui dispongono. Alla fine anche Salvini, dopo aver fatto fuoco e fiamme, direbbe signorsì, mettendosi sull’attenti davanti al generale Figliuolo il Pampalugo, e la Meloni abbaierebbe da sola alla luna. Se non lo fanno è perché sanno bene che ben presto la legge cadrebbe sotto la mannaia della Corte Costituzionale, che potrebbe arzigogolare sulll’art. 32 Cost, ma non sulla risoluzione 2361/2021 del Consiglio d’Europa,art.7.3.2.Caro prof. Panebianco, sono davvero costernato. Certo, un incidente può capitare a tutti, non sempre si è egualmente lucidi e anche i migliori cervelli ogni tanto scricchiolano. Sono sicuro che potrò leggere tanti altri suoi interessanti editoriali, condividendoli magari al cento per cento. Ma qui  si è bruttato di una macchia indelebile, che, come i peccati contro lo Spirito , non è redimibile. Lei ha peccato contro lo Spirito dell’idea liberale. Una macchia che, come per le mani insanguinate di Lady Macbeth, neppure tutti i profumi dell’Arabia potranno mai cancellare.     

(*) La Legge del 2/1/2018,riguardante la Protezione Civile, che consente la dichiarazione dello stato d’emergenza in caso di calamità naturali, è stara dichiarata inapplicabile in ambito sanitario nella sentenza 419/2021 pronunciata dal giudice onorario Lina Manuali presso il Tribunale di Pisa. Anche ammettendo che la suddetta legge sia applicabile per la cosiddetta pandemia SarsCov2, l’art.24 consente la proroga dello stato di emergenza per altri 12  mesi dopo la scadenza del termine, decretabile fino a 12 mesi. Visto che, nel nostro caso, la prima decretazione, risalente al governo Conte, fissava la scadenza dopo 6 mesi, e da allora sono state decretate due proroghe di 6 mesi ciascuna, non è più possibile una proroga ulteriore. Fissarne un’altra con scadenza a dicembre 2021, con il machiavello dei 12+12 mesi complessivi (illegittimo, perché la prima decretazione fissava la scadenza dopo 6 mesi, non dopo 12) significa compiere un delitto contro la personalità dello Stato. Se il Presidente della Repubblica lo accetta, si rende responsabile di un attentato alla Costituzione.  

Giovanni Tenorio

Libertino

2 pensieri riguardo “Una macchia che neppure tutti i profumi dell’Arabia potranno mai cancellare

  • Alessandro Colla

    E’ pieno di responsabili di attentato alla costituzione ma nessuno di loro pagherà. Panebianco usa disonestamente il principio di similitudine: se sono favorevole alla possibilità della prescrizione dei reati devo necessariamente essere favorevole al vaccino! Quindi se sono favorevole allo sport nelle scuole devo per forza votare “Forza Italia” perché ha un nome da stadio; oppure devo per forza acquistare un pallone. In realtà la questione potrebbe essere proprio rovesciata: se sono favorevole a una misura garantista come la prescrizione, coerentemente devo impegnarmi contro un obbligo. Specialmente se quest’obbligo riguarda un trattamento sanitario, dovrebbe essere un principio cardine del pensiero liberale. Evidentemente Panebianco si è fatto due conti: per poter parlare bene della riforma Cartabia (che peraltro è una riformina) devo parlar male di chi sa che la scienza è anche dubbio, altrimenti non mi pubblicano l’articolo. Domani non basterà più, dovrà parlare male anche della prescrizione per scrivere in difesa della proprietà privata. Poi dovrà parlar male della proprietà privata per scrivere in difesa della libertà di parola. Poi dovrà parlar male della libertà di parola per difendere quella personale. Infine dovrà parlar male anche di quest’ultima per difendere la propria persona dagli abusi della polizia penitenziaria. Che gli darà da mangiare… pane nero! Ma non perché sia pane integrale.

  • Alessandro Colla

    Con Mingardi sarei più tenero nel giudizio, anche se alcune delusioni le ha date anche a me. Non lo definirei, però, una scartina come gli altri pseudoliberali citati. Leggendo i suoi libri mi sembra valga qualcosa di più. Ovviamente posso essere in errore ma non riesco ad annoverarlo nello stesso mucchio dei tanti falsi liberali che imperversano in occidente.

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