Don Giovanni

Le quote brutte

Voi pensate che che le cosiddette “quote rosa” o tutti gli altri espedienti di “discriminazione positiva” a favore delle minoranze oppresse sianno un’invenzione di questi nostri tempi illuminati? Neanche per idea! Gli antichi Greci ci erano già arrivati, almeno in linea teorica, e più per scherzo che sul serio (erano più intelligenti di noi: sapevano che certe proposte si possono fare solo per scherzo). Pensate al teatro di Aristofane. Le donne a quei tempi ( specialmente nella democratica Atene, a Sparta erano tenute in qualche considerazione) erano relegate all’ambito domestico; per il resto non avevano nessun potere. Però  Aristofane – che ideologicamente non è per nulla un progressista, anzi ha il dente avvelenato contro gli aspetti più radicali del pensiero a lui coevo, rappresentato dai Sofisti, da Soceate e dal tragediografo Euripide, – nella “Lisistrata” immagina che siano proprio le donne deile  potenze contendenti, in combutta fra loro, a porre fine alla rovinosa guerra passata alla Storia come “Guerra del Peloponneso”, costringendo gli uomini delle due parti in conflitto, Sparta e Atene, a far pace, grazie a uno sciopero del sesso (“Dobbiamo astenerci dal cazzo”, come suggerisce la protagoista, riuscendo infine a convincere le compagne, dopo lo sconcerto iniziale). Geniale, indubbiamente, ma utopistico. Nella realtà le cose andranno ben diversamente. Dopo la restaurazione della democrazia ateniese, che ha fatto seguito alla sconfitta e al successivo governo dei Trenta Tiranni, Aristofane ritorna sul tema dell’emancipazione femminile, questa volta immaginando, nelle “Donne a parlamento” , l’instaurazione di una società comunistica, in cui anche le donne – che ne sono le promotrici – saranno di proprietà comune. Ognuno potrà accoppiarsi con chi vuole. Però qui si pone un bel problema. Che ne sarà delle donne brutte? Nessuno le vorrà, saranno destinate a far sciopero del sesso (ad astenersi dal cazzo) loro malgrado. Ecco allora la proposta illuminante: bisognerà approvare una legge che costringa ogni maschietto, prima di unirsi con una bella donna, a inforcarne una brutta. Geniale anche questa! Sono, o non sono, a loro modo, quote rosa?  E pensare che io, nella mia superbia dongiovannesca, avevo pensato di essere stato un grande ideologo progressista accogliendo, nel mio catalogo anche le vecchie, per il solo piacere di porle in lista (benché mia passione predominante rimanga la giovin principiante) e di non discriminare tra belle e brutte, purché portino la gonnella. Qui qualche fautore della Legge Zan potrebbe rimprovrerarmi di escludere i culattoni e i cosiddetti transgender, ma, mi perdonino, est modus in rebus; io sono aperto a tutti quanti, ma non in quel senso. Gli altri, si aprano come vogliono. Come diceva Montanelli “Quelli del FUORI (Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionari Italiani) facciano quello che vogliono, purché non vengano dentro a noi”. Come diceva Pirandello, nel mondo capitano cose così incredibili che non hanno bisogno di essere verosimili perché sono vere. Aristofane scherzava, ma guardate che alle quote a favore dei brutti e soprattutto delle brutte ci arriveremo quanto prima. Finalmente il “New York Times”, uno dei più prestigiosi quotidiani progressisti del mondo, in un suo articolo di qualche giorno fa ha messo il dito sulla piaga, sciorinando fior di statistiche. I brutti, e soprattutto le brutte sono discriminati, nel lavoro e in ogni ambito sociale! A leggere quelle cifre si rimane esterrefatti. Oggi difficilmente si resiste alle cifre che ti buttamo lì. Se ti dicono che con l’ora legale si risparmiano tot milioni di euro, ci credi. Se ti dicono che il vaccino Pfizer protegge al 95% – salvo accopparti – ci credi. Se ti dicono che non faceva così caldo dall’epoca dei dinosauri, accogli la notizia come oro colato. Io però mi permetto, per quanto riguarda le donne brutte , di avere qualche dubbio, almeno in certi ambiti. Quasi tutte le donne che raggiungono livelli altissimi di potere in campo finanziario e politico sono brutte. Evidentemente la bruttezza è un vantaggio. Ve la ricordate la israeliana Golda Meir? Bravissima, bruttissima e potentissima. E che dire, per parlare dei nostri tempi, di Angela Merkel, che ha guidato per lustri, con successo, la politica della Germania, condizionando le scelte europee? Christine Lagarda forse da giovane non era brutta, ma porta malissimo i suoi anni. Dopo essere stata ai vertici del FMI ora è alla BCE L’esempio più significativo rimane Janet Yellen, la befana delle befane,  che dopo aver guidato la FED è entrata come ministra dell’economia nel governo Biden, e avrà molto da dire e da fare e da comandare nei prossimi anni….Io ho una mia teoria. Riguarda le donne, gli uomini non mi interessano. Mi ispiro ancora una volta all’antica Grecia, dove avevano già capito tutto (noi non facciamo altro che rimasticarne il pensiero). I Greci pensavano che la bellezza esteriore fosse lo specchio di quella interiore. Bellezza e virtù sono un sinolo, non sono concepibili l’una senza l’altra.  Chi è bello è anche virtuoso, chi è brutto è anche una canaglia. Vi ricordate il personaggio di Tersite nel canto II dell’Iliade? E’ gobbo, con la testa a pera ed è anche un vile; alla fine Ulisse lo prenderà a bastonate, come si merita. Ecco, io penso che le donne brutte, proprio perché brutte anche dentro, fanno i mestieri brutti, come il banchiere centrale (anche i maschietti, anche i maschietti, vedi Mario Draghi) o il politico. o il poliziotto, o il soldato, quelle belle, che sono belle anche dentro, fanno i mestieri belli. Si dedicano, per esempio. alla musica che, guarda caso, è donna ed è bellissima. Avete presente Beatrice Venezi? Affascinante, e bravissima. Fa bene a salire sul podio vestita da donna, rifiutando di infagottarsi in abiti maschili. I ridicoli camicioni neri che oggi si usano li lasci ai suoi colleghi maschi, quelli che magari, ancora imberbi, si sentono grandi geni perché affrontano i più impervi capolavori sbracciandosi a più non posso, con risultati men che modesti (il grande Muti dirigerà a Salisburgo per la prima volta, in agosto, la “Missa solemnis” di Beethoven, a ottant’anni :finora non se ne sentiva all’altezza). Una volta le orchestre sinfoniche erano formate quasi soltanto da maschi. Erano donne quasi soltanto le arpiste. Oggi spesso le donne nelle orchestre sono in maggioranza. E sono ragazze bellissime, una gioia per gli occhi oltre che per le orecchie. Sono arrivate lì solo per la loro bellezza? Non scherziamo! Sono arrivate perché più brave dei maschietti, senza quote di nessun genere. Torniamo a noi. Vedrete che prima o poi introdurranno la discriminazione posiriva anche a favore dei brutti. Chi è brutto, parte avvantaggiato. Difficile però stabilire il grado di bruttezza che dà diritto alla quota. Bisognerà escogitare un algoritmo che, sulla base di alcuni parametri oggettivi, fissi diversi gradi di bruttezza, a ciascuno dei quali corrisponde un certo punteggio. Che so: ai bruttissimi 3 punti, ai brutti 2, ai bruttini 1. Le donne brutte otterranno un duplice punteggio, per una somma complessiva: uno perché donne, e uno perché brutte. Sarà sempre l’algoritmo a fare i conti. E se in più una donna è negra? Altro punteggio, che si somma ai precedenti. E se è lesbica? Altri punti! Sarà un vero peccato non nascere donne, brutte, negre e  lesbiche. Una vera manna dal cielo! L’unica discriminazione positiva che non potranno mai introdurre è quella a favore delle teste di cazzo, perché rimangono la stragrande maggioranza degli esseri umani, e, proprio per questo, in base ai principi democratici, non sono per niente discriminate.  Caduto l’obbligo della mascherina, otto su dieci vanno ancora in giro imbavagliati, perché si sentono “responsabili”. No, sono soltanto teste di cazzo, sono gli “irresponsabili” a viso scoperto a essere discriminati.

Giovanni Tenorio

Libertino