Don Giovanni

Un nemico del popolo

L’amico Dino Sgura, commentando il penultimo articolo qui pubblicato, si chiede, con una domanda retorica, che presuppone una risposta negativa, se la democrazia sia proprio un segno di civiltà. Leporello si è detto pienamente d’accordo con lui. Oggi sostenere una simile tesi significa esporsi al pubblico ludibrio. Anch’io sostengo questa tesi, e il pubblico ludibrio è per me un onore.

La democrazia, si dice, è nata nell’antica Grecia ed è stata la gloria di Atene. Fermo restando che c’è una bella differenza fra la democrazia antica e quella moderna (la cosiddetta democrazia liberale), come ha ben dimostrato Benjamin Constant, e pur ammettendo che il richiamo a Rousseau tanto caro ai grillini e la sacralità dei referendum proclamata dagli indipendentisti (con incensi alla Svizzera) sanno più di antico che di moderno, rimane vero che furono proprio alcune menti illuminate dell’antica Atene a mettere in dubbio  l’eccellenza dei  principi democratici. Socrate e Platone erano due di loro. Anche il Vecchio Oligarca, come di solito vien chiamato quel personaggio che, con tutta probabilità,  dev’essere identificato con Crizia, uno dei trenta Tiranni (discepolo, tra l’altro, di Socrate), nella “Costituzione degli Ateniesi” afferma senza mezzi termini che la democrazia è il governo dei peggiori. Conosco già le obiezioni. Bella roba  il governo dei filosofi, cioè dei migliori o presunti tali, propugnato da Platone! Un governo totalitario, come ha detto Karl Popper, nella “Società aperta e i suoi nemici”. Non parliamo poi di Crizia! Proprio lui, che nel suo governo commise le peggiori efferatezze, contro il popolo e in nome di quegli  aristocratici che non avevano mai accettato la democrazia, ritenendosi “i migliori”.

Va bene,va bene, lasciamo stare queste anticaglie. Veniamo ai tempi nostri. Proprio in questi giorni mi è capitato di assistere al dramma “Un nemico del popolo” di Henrik Ibsen, una produzione di Massimo Popolizio, per il Teatro di Roma-Teatro Nazionale. Non ho intenzione qui di parlare dell’allestimento, che nel complesso mi è piaciuto, anche se per alcuni aspetti mi ha lasciato qualche perplessità. Ho apprezzato in particolare la bravura di Popolizio nei panni del protagonista, il dottor Stockman, e forse ancor di più quella di Maria Paiato, che interpreta la parte del sindaco Peter, fratello del dottore, en travesti (non ho ben capito il perché di tale scelta, ma devo riconoscere che funziona benissimo). Qui però mi interessa concentrarmi sul testo di Ibsen.

Vale la pena, per chi non lo conoscesse, di  riassumerne sinteticamente la trama. In un piccolo paese della Norvegia si apre uno stabilimento termale, da cui ci si attendono ricchi proventi. Il responsabile della struttura, dottor Stockmann, sulle prime favorevole  allo sfruttamento delle acque per fini terapeutici, a un certo punto rileva che tali acque sono inquinate, quindi pericolose. Vuol render pubblica la sua scoperta, per dovere di onestà, e sembra che la stampa locale (portavoce della piccola e media borghesia) sia disposta a sostenerlo. Ma il sindaco, che è suo fratello e ha già avuto qualche screzio con lui, gli si mette contro, traendo dalla sua il  partito dei moderati e la stampa da quello foraggiata, che cambia atteggiamento, negando credibilità alle denunce del dottore. Il quale ben presto vede schierata contro di sé tutta la popolazione, furente al pensiero di dover rinunciare al miraggio del benessere di cui potrà godere  grazie alle attività termali. In una pubblica assemblea viene dileggiato e ridotto al silenzio. Proprio in quest’occasione  pronuncia un giudizio tagliente contro il principio democratico, basato sulla maggioranza numerica. Poiché la maggioranza della gente è stupida -così dice- inevitabilmente il governo della maggioranza è il governo degli stupidi. Tralascio il seguito, limitandomi a dire che alla fine il dottore si vedrà disoccupato e ridotto in miseria, ma non rinuncerà a proclamare la verità, pur riconoscendo che chi dice la verità è destinato a rimanere solo.E’ la tesi di Ibsen, quella della democrazia come governo degli stupidi, o è la tesi che Ibsen mette sulle labbra del dottore, senza voler esprimere un giudizio suo, e lasciando che sia lo spettatore a prendere posizione? Non lo so. Rimane vero che il problema è posto in tutta la sua gravità. E la tesi del dottore è talmente inquietante che chi oggi mette in scena il dramma di Ibsen si sente in dovere di intervenire con molti distinguo. Ad esempio: non è tanto la democrazia in sé che vien presa di mira, quanto la demagogia, cioè il parlare alla pancia del popolo, per indurlo, con argomentazioni capziose, a scelte scellerate. Verrebbe voglia di replicare: se il popolo ascolta con la pancia anziché con la testa, vuol proprio dire che è stupido, e allora ha ragione il dottor Stockman. Sono stati intelligenti gli italiani, nel referendum sul nucleare degli ormai lontani anni Ottanta dello scorso secolo,  a votare per lo smantellamento delle centrali? Chi parlava alla loro pancia, i Mattioli e gli Scalia, o un fisico come Amaldi, che li aveva avuti come discepoli  e non esitava a definirli pubblicamente cretini? Oggi il bel risultato di quel referendum è l’energia elettrica più cara d’Europa, importata  in parte dall’estero, dove è prodotta nelle centrali nucleari. Se non è cretineria questa… Eppure i Mattioli e gli Scalia passavano per progressisti amici del popolo. Oggi sono amici del popolo quelli che stanziano miliardi di denaro pubblico per le pale eoliche, foraggiando la mafia e distruggendo il paesaggio. Ma il governo in carica è il governo dei migliori, sostenuto dalle Sardine che piacciono tanto anche a monsignor Galantino e a quel signore vestito di bianco che si dichiara rappresentante di Cristo, e aborre il denaro sterco del diavolo.  Le Sardine amiche del peggior capitalismo (il cui denaro, evidentemente, non è sterco del diavolo), come s’è visto in questi giorni. Certo, anche Salvini parla alla pancia, suonando ai  citofoni di presunti spacciatori ed ergendosi a difensore dei sacri confini della Patria contro una sfigata come Carola Rackete. Tutti i politici, per prendere voti, parlano alla pancia. Non per niente l’arte politica è sorella dell’arte retorica, un’arte che per definizione parla più al sentimento che alla ragione. Cioè più alla pancia che alla testa. E non disdegna di raccontare balle, purché ben tornite. La (bravissima) Maria Paiato così ha detto: ” Il mio sindaco è certamente un uomo di potere, arido, ma gioca tutte le sue carte per tutelare gli interessi della cittadina e non i propri. Lui crede in questa grande risorsa in quanto portatrice di lavoro, benessere ricchezza, quindi si batte affinché il fratello ritiri il suo rapporto: il dilemma, dunque, è: vivere sani, ma senza lavoro, oppure malati, e con il lavoro?” A leggere queste parole rimango basito. Il sindaco è un delinquente, punto e basta. Tacere la pericolosità  delle acque termali, ingannando chi, pieno di speranza, intende approfittarne a scopi terapeutici, con il pericolo di ammalarsi e di diffondere il contagio, è da criminali. L’onestà  sta tutta dalla parte del dottore. Scienza contro politica. La Scienza vera, quella che si basa su dati inconfutabili. Non quella proclamata da Greta Thunberg, la mocciosetta che, non andando a scuola, della Scienza non può sapere proprio nulla. Anche nella questione dell’Ilva a Taranto non ci sono due buone ragioni in conflitto tra loro, occupazione contro salute. Anche qui la politica ha combattuto contro  la verità. Si è sostenuto a lungo che a Taranto la mortalità per tumori, dovuta agli scarichi dell’acciaieria, era altissima. Poi si è scoperto che era più bassa che in altre località della Puglia. E infine la Magistratura ha scagionato i Riva da ogni accusa. Chi parlava alla pancia? Lo so anch’io che il rione Tamburi di Taranto, dove l’acciaieria ha sede, assomiglia all’Inferno. Ma questo è un altro discorso. Quando, all’inizio del Novecento,il giovane Luigi Einaudi  si batteva contro la sovvenzione all’industria pesante e alle acciaierie in particolare, e la stragrande maggioranza dei politici di allora lo irrideva, chi parlava alla pancia? E quando Panfilo Gentile, nell’aureo volumetto “L’idea liberale” deprecava la politica dei grandi insediamenti industriali nel Sud -le famigerate cattedrali nel deserto- auspicando invece il sorgere di una piccola e media industria alimentare e manifatturiera, di contro ai sapientoni di allora, chi parlava alla pancia?Lasciamo perdere la pancia. La mia idea è un’altra. Sono disposto a fingere che la democrazia sia sempre il governo dei migliori e che la voce del popolo sia sempre la voce di Dio. La democrazia è deprecabile perché è una forma di violenza. La violenza del numero. Mettiamo pure che la maggioranza sia intelligentissima. Proprio perché intelligentissima, sa perfettamente che cosa mi fa bene e che cosa mi fa male. Sa che se bevo troppo Marzemino e indulgo troppo ai piaceri di Venere mi riduco in cenere. E allora mi proibisce di bere Marzemino e di sedurre le belle fanciulle. Guardate che non sto scherzando. Quando una legge approvata da una maggioranza parlamentare eletta democraticamente mi obbliga a montare sulla mia macchina le cinture di sicurezza e ad allacciarmele tutte le volte che mi metto alla guida, che cosa fa? Mi fa violenza, per il mio bene. Adesso per il mio bene e quello dei miei nipoti e pronipoti (faccio finta di averne: sapete che io non ho figli, la mia attività sessuale è tutta piacere puro e genitalità zero) mi vogliono obbligare a rinunciare alla plastica e a bere acqua del rubinetto in schifosissime borracce. Anche questa è violenza. Il sapientissimo e democraticissimo sindaco di Milano, quello che se ne impipa dei senzatetto che muoiono assiderati mentre si celebra il gran baraccone della “Prima” di Sant’Ambrogio, per il bene del popolo vuol proibire di fumare sigarette alle fermate dei mezzi pubblici, per ridurre l’inquinamento atmosferico. Come vietare di pisciare in mare per impedire l’innalzamento del livello oceanico. Una barzelletta? Magari! Violenza bella e buona.

L’alternativa alla democrazia non è né la dittatura , né l’oligarchia, né il governo dei migliori o di chi si ritiene tale. E’ l’anarchia. Nel rispetto degli altri, ognuno deve poter fare quello che vuole. Punto e basta.

Giovanni Tenorio

Libertino

5 pensieri riguardo “Un nemico del popolo

  • Credo che il drammone di Ibsen mostri solo che quando ci sono interessi particolari da proteggere la verità diventa un orpello dannoso, anche se prima o poi viene a galla. Ci può essere un presidente che cela la pandemia, un prelato che nasconde un giro pedofilo, un Ceo che tace la dannosità di un prodotto, un magistrato che difende l’errore giudiziario. La democrazia c’entra poco.

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    Le “pale eoliche regalo alla mafia” è una sorta di straw man; se si facessero le centrali nucleari la mafia entrerebbe nel giro del riciclo scorie e – come si dice in programmazione – GO TO START POINT.

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    “Greta Thunberg, la mocciosetta che, non andando a scuola, della Scienza non può sapere proprio nulla.”

    “Scienza” con la maiuscola io lo scrivo solo ad inizio frase… vediamo un po’: era la “scienza” che parlava di generazione spontanea, che i ratti si formano dagli stracci o che le rondini diventano rospi? Eh sì, un tempo sì, con buona pace dei suoi sacerdoti adoratori Piedifreddi e Pierangela.

    LOL, ma poi non era da queste parti che si criticava la scuola “obbligatoria”? E noi che ne sappiamo di G., potrebbe passare ore ed ore a leggere e documentarsi (e secondo me lo fa eccome) e saperne più di tutti. L’aspetto da secchia ce l’ha e quando uno studia con impegno, passione e motivazione ne può sapere molto di più di tutti i super espertoni laureati. Secondo me se li mangia tutti in insalata. “L’olio di Lorenzo” non ha proprio insegnato nulla?

    Comunque con la “mocciosetta” il clima è cambiato davvero: mezzo mondo la ama, l’altro mezzo la odia, ma tutti ne parlano. Onore al merito. Chepeau.

    • Io, come anarchico, sono contrario all’obbligo scolastico. Non credo, invece, che chi marina la scuola il venerdì, sia pur nel nome di principi sacri, sia un anarchico. Chi manifesta per il clima chiede più interventi pubblici, più programmazione, più incentivi a favore di determinati investimenti, più mezzi di dissuasione a detrimento di altri. Sicuramente più tasse. Questa non è anarchia, “per la contradizion che no’l consente”. Non credo che chi bigia sia contrario all’obbligo scolastico. Se così fosse, dovrebbe semplicemente evitare di andare a scuola, anche il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì e il sabato (se non è già vacanza), assumendosene tutte le responsabilità, davanti a genitori, insegnanti, carabinieri, pubblici ministeri e giudici. Sta di fatto che se si vuol parlare con competenza di qualcosa bisogna studiare, non importa se in una scuola pubblica o privata o da autodidatta. Dove lo trova la mocciosetta il tempo per studiare, visto che è quotidianamente in tutt’altre faccende affaccendata? Io scrivo Scienza con la maiuscola non per motivi reverenziali, ma per indicare le scienze “forti”, assiomatico-deduttive, come la Matematica, o soggette al principio popperiano di falsificazione, come la Fisica. Per lo stesso motivo scrivo “Musica” per indicare la musica “forte” (come la chiama Quirino Principe), quella di Bach, per intenderci, non quella del Festival di Sanremo. Anche l’Astrologia è a suo modo una scienza, ma in questo caso non scriverei “scienza” con la maiuscola. Scrivo “Astrologia”, come scrivo “Matematica” e “Fisica”, con la maiuscola, perché è il suo nome, come scrivo Terra con la maiuscola per indicare il pianeta (anche per distinguerla dalla terra che si coltiva o che si calpesta coi piedi, magari portandola in casa con grande stizza delle donne), come scrivo Marte, Giove, ecc ecc. Come scrivo con la maiuscola Don Giovanni Tenorio: non certo per reverenza verso me stesso, ma perché i miei precettori privati mi hanno insegnato che i nomi propri si scrivono con la maiuscola. Tutte cose che con l’anarchia c’entrano come i cavoli a merenda. Chi viola le regole grammaticali non è un anarchico, è un ignorante.

      • Sì, infatti ho parlato solo di “atto” anarchico non di “attrice”.
        E ho preso “atto” anche del resto.

  • Alessandro Colla

    Nel caso di Ibsen, la democrazia un po’ c’entra. Perché se la verità prima o poi viene a galla, la demagogia tende alla sua emersione più poi che prima. Sopratutto nel caso del magistrato che difende o nega l’errore giudiziario. O che magari copre ciò che non è affatto un errore ma una persecuzione con occultamento (quando non distruzione) delle prove a discarico dell’accusato. Giustizialisti e colpevolisti votano. E’ possibile che la criminalità organizzata si occuperebbe anche di plutonio come già si occupa dei rifiuti. Ma se ha l’aiutino mercantilistico delle amministrazioni pubbliche che finanziano l’eolico, certamente il risultato è più eclatante. Con maggiore libertà d’impresa la criminalità sarebbe solo quella tradizionale del predatore o del truffatore. Non ricordo di aver mai sentito o letto qualcosa sulle rondini – rospo del passato, mi sarebbe senz’altro utile qualche fonte in proposito. Non ho intravisto nell’articolo di don Giovanni qualche elemento a favore dell’obbligo scolastico, immagino replicherà lui; lo leggo invece esplicitamente nelle dichiarazioni di Zingaretti che auspica il suo prolungamento fino al compimento della maggiore età. Così studenti e docenti avranno i peggiori bulli obbligatoriamente da sopportare ma per ogni sinistra, di ogni epoca e luogo, il torbido è elemento unico di sopravvivenza. Se poi la giovane vichinga si documenta sugli stessi testi di colori definiti supersapientoni, allora c’è poco da mangiarseli tutti. E poi se mangiamo distruggiamo la natura; diventiamo tutti giainisti, notoriamente grandi conoscitori di scienza, così risolveremo definitivamente i problemi ambientali. E l’avvoltoio sarà forse la prossima specie eletta.

    • Trovo che l’atto di “saltare” i venerdì a scuola a favore di un qualcosa in cui si crede diventi di fatto anche una trasgressione/contestazione parziale dell’obbligo scolastico e sia un atto meravigliosamente anarchico, anche se non è questo il fine della pargoletta. Che poi ci sia un 90% di studentaglia che si aggrega solo per marinare e andare a far casino lo so benissimo (in quanto all’epoca mia molto probabilmente io sarei stato nel 90% eheheh… )

      Ricordavo male (cambia poco): non rospi, ma rane; il cervellone comunque era Aristotele e la credenza è durata secoli (se lo diceva lui…). E comunque – a parte le mie boutades sulla scienza “preistorica” – secondo me dovremmo rispettare, MAI idolatrare e sempre approciarci cum grano salis ad un qualcosa di umano, quindi fallace e che può pure fare danni notevoli. In fin dei conti gli errori di DDT, Taledomide (anni 60), mercurio-piombo-amianto (anni 80), preistorici non sono.

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