Don Giovanni

Fascismo e antifascismo

In Italia non c’è niente di più stabile di quel ch’è dato come provvisorio. Ricordate la riforma dell’esame di maturità, nel lontano 1969? Doveva durare solo qualche anno, in attesa di un ripensamento complessivo, conforme alle esigenze di una scuola in linea con i tempi moderni. Invece è durata qualche decennio, poi sono cominciati gli interventi a spizzico, che hanno deteriorato sempre più il livello dell’istruzione pubblica. L’ultima manciata di cacca sulla scuola è arrivata con l’abolizione delle sanzioni disciplinari contro gli alunni che tengono comportamenti scorretti. Non è il caso di soffermarsi qui su questo tema: il discorso ci porterebbe troppo lontano, e non è detto che non possa essere ripreso, se sarà il caso.

Un altro bell’esempio di provvisorio che diventa definitivo è l’inno nazionale, la marcetta di Goffredo Mameli musicata da Michele Novaro (che secondo alcuni sarebbe stata scritta, in realtà, da un gesuita, un certo Cannata, ohibò, ohibò: non voglio entrare nel merito, vedo gli inni nazionali come il fumo negli occhi). Dopo l’Unità, l’inno nazionale era la Marcia Reale; al tempo del fascismo fu soppiantata da “Giovinezza”. Con l’avvento della Repubblica Democratica fondata sul Lavoro si pensò bene di eleggere a inno nazionale provvisorio “Fratelli d’Italia”. Poi non se n’è più parlato e ora, a quanto parre, è diventato definitivo. 

Si dirà: problemi di lana caprina (almeno quello dell’inno; la scuola è molto più importante), e sono d’accordo. Diverso invece è il caso dell’articolo XII transitorio e finale della Costituzione, il quale recita: “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’art. 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”. Niente da obiettare: è  ragionevole che, abbattuto un regime funesto, si cerchi di impedire ogni tentativo di restaurarlo. Aveva questa finalità anche la Legge Scelba del 1952, che da un lato sanzionava ogni tentativo volto alla ricostituzione del passato regime, dall’altro ne puniva anche l’apologia. Su questa seconda disposizione si possono avanzare molte perplessità, anche se a quei tempi poteva essere in qualche modo giustificabile. Non è necessario essere libertari sfegatati, basta essere semplicemente liberali, per saper distinguere fra un atto effettivamente eversivo, quale può essere la fondazione di un partito volto a sovvertire le istituzioni con mezzi violenti, e la semplice esaltazione di tale violenza; che -sia ben chiaro- è moralmente esecrabile, ma finché non si traduce in azione non dovrebbe essere perseguita, in un sistema politico che pone come suo principio inderogabile quello della libertà. Le perplessità crescono se si pensa che, a fronte di tanta severità teorica, di fatto un partito di ispirazione fascista fu subito ricostituito, il Movimento Sociale Italiano, che non faceva mistero delle sue nostalgie mussoliniane; e che uno dei più illustri magistrati sostenitori del regime, Gaetano Azzariti, ex presidente del famigerato Tribunale della Razza, fu nominato presidente della Corte Costituzionale  dal 1957 al 1961. Molto più coerenti i tedeschi che nella Bundesrepublik Deutschland, con la legge del “Berufsverbot”, cercarono di tenere sotto controllo tutti i movimenti eversivi, sia di destra, sia di sinistra; anche se va riconosciuta una certa, discutibile tolleranza per il Partito Neonazista che, pur dichiarato pericoloso per l’ordinamento democratico dalla Suprema Corte, non fu mai messo fuori legge.Torniamo alla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana. Dopo 70 e più anni dalla caduta del Fascismo, ha ancora senso? Ha ancora senso la Legge Scelba, che l’ha tradotta in norma ordinaria? Bisogna distinguere e precisare. La messa al bando di un partito con finalità eversive è ineccepibile, a patto che non si facciano differenze fra destra e sinistra: ogni gruppo violento va messo fuori legge. Per quanto riguarda l’apologia, il discorso è diverso. Qui siamo nel campo delle opinioni, che devono essere libere, anche quando sostengano e promuovano (a parole) azioni violente. Lo so che in alcuni casi non è facile discriminare fra pensiero e azione, ma il principio rimane valido. Un conto è sostenere la violenza in astratto, un altro preparare piani per un’azione violenta che si intende attuare in concreto. A proposito di Fascismo e Nazismo, però, la vulgata attuale va in tutt’altro senso. Non soltanto si ritengono inattaccabili le disposizioni che puniscono l’apologia di quei regimi, ma addirittura si intende introdurre nell’ordinamento norme più severe. Il fenomeno non è soltanto italiano. Si pensi alle leggi, approvate in molti Paesi europei, che colpiscono il cosiddetto “negazionismo”, ovvero l’ideologia di chi sminuisce o addirittura nega il genocidio degli ebrei perpetrato dal regime nazista. Duplice errore: prima di tutto, perché si colpisce un reato d’opinione, e le opinioni, per quanto rivoltanti, non dovrebbero mai essere censurate; in secondo luogo, perché in questo modo si dà maggior risalto alle idee che si vorrebbero reprimere e grande visibilità ai personaggi che si vorrebbero colpire, trasformandoli in martiri della repressione “democratica”. Le idee vanno combattute con le idee. Chi non si presta al dialogo va semplicemente ignorato, finché si limita a blaterare. Quanti, che altrimenti li avrebbero tenuti in non cale, sono andati a leggere i libri dello storico  negazionista David Irving, dopo che l’autore fu condannato in Austria in base a una legge del 1947, inasprita da una revisione del 1992, che vieta “la minimizzazione, l’approvazione o la giustificazione del genocidio nazista o di altri crimini nazisti contro l’umanità , qualora ciò avvenga in opere di stampa, radiofoniche o comunque pubblicato in modo da essere accessibile a un vasto pubblico”? Dove gli appunti da fare sono due: primo, siamo davanti a un puro e semplice reato d’opinione, che minaccia di travolgere non soltanto atti di propaganda, ma articoli e saggi storiografici; secondo, perché è punibile solo l’apologia del genocidio nazista, e non di ogni genocidio (quello degli armeni, ad esempio)?Se le cosiddette democrazie liberali sentono il bisogno di introdurre leggi del genere, che in sé sono liberticide e quindi in contrasto con gli ideali fondativi del pensiero liberale, vuol dire che si sentono deboli. La Storia dovrebbe insegnarci qualcosa. Nell’antica Atene Socrate non fu condannato quando il regime democratico era forte: al massimo veniva sbeffeggiato in una commedia come le “Nuvole” di Aristofane, tra gli applausi del pubblico. Solo dopo la restaurazione democratica seguita al regime dei Trenta Tiranni fu processato e condannato a morte con l’accusa di introdurre nuovi dèi e di corrompere i giovani. Solo allora le sue idee, che erano quelle di sempre, apparvero pericolose, tanto più che tra i suoi discepoli c’era stato anche quel Crizia che dei Trenta Tiranni era l’esponente più illustre. Anno 399 a. C.: il regime dei Trenta è caduto da quattro anni, la guerra civile è finita da un anno; il processo a Socrate, se non si può giustificare, si può comprendere. Anno 1952 d. C.: il Fascismo è caduto da sette anni, la  Costituzione della Repubblica è in vigore da quattro; la XII disposizione transitoria e finale ha una sua ragion d’essere e, con qualche riserva, anche la Legge Scelba, che da quella deriva. Anno 2019: è ancora il caso di conservare quelle norme, o addirittura inasprirle? Si dice: sì, perché siamo in presenza di una rinascita dell’ideologia fascista.Ho l’impressione che il fascismo si ringalluzzisca ogni volta  che viene evocato per demonizzarlo. Indubbiamente nell’Italia d’oggi -e un po’ in tutt’ Europa- si manifestano tendenze autoritarie, xenofobe, forcaiole, sovraniste, militariste: in sé non sono né fasciste né naziste, ma soltanto reazionarie, e per molti aspetti anche pericolose. Si combattano contrapponendo idee sane alle idee malate. Qualcuno inneggia anche al Fascismo e al Nazismo. E’ proprio il caso di infierire con la legge penale contro tali sparute minoranze, finché si limitano a esprimere con la parola e con lo scritto le loro abominevoli farneticazioni? Non è meglio lasciare che si crogiolino nel proprio brodo, se rifiutano ogni dialogo? Perché trasformare i loro esponenti in martiri della liberà di pensiero? Troppo onore! Non sono Socrate, non sono Gesù Cristo. Sono soltanto un drappello di poveri imbecilli. “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”.Quel che è successo in questi giorni al Salone del Libro di Torino è  una farsa. Io se fossi il proprietario della casa Editrice Altaforte, Francesco Polacchi, mi fregherei le mani per essere stato ostracizzato. “Quale miglior propaganda per i miei libri e per le mie idee? Ormai si parla soltanto di me! Se mi avessero lasciato in pace, quanta gente mi avrebbe fatto visita nel mio padiglione? Quanti libri avrei venduto? Che visibilità avrei avuto? In questo modo, le vendite vanno a gonfie vele!” Anche Salvini dev’essere contentissimo. La sua intervista, pubblicata da Polacchi, sta andando a ruba. Ecco il bel risultato di un antifascismo che, colpendo le opinioni, di fatto assume un atteggiamento fascista. Aveva ragione Flaiano a dire che in Italia ci sono due tipi di fascisti, i fascisti e gli antifascisti. Non è un caso che sia ancora in vigore il Codice Rocco, quello che ha introdotto nell’ordinamento italiano reati di vilipendio e di opinione sconosciuti al precedente Codice Zanardelli, vigente nella pur deprecabile Italietta liberale.Forse sarebbe il caso di buttare a mare la Legge Scelba e anche la XII disposizione transitoria. Un transito di settant’anni è francamente un po’ troppo. Forse sarebbe la volta buona che di fascismo non si parla più; e se il fascismo non c’è più, neanche di antifascismo. 

Giovanni Tenorio

Libertino

4 pensieri riguardo “Fascismo e antifascismo

  • Alessandro Colla

    Il fascismo c’è sempre, soprattutto quello indicato da Flaiano. E’ presente nell’intolleranza quotidiana delle sinistre politiche, nei nostri codici civile e penale, nella nostra costituzione con il fondamento del lavoro unito all’obbligo di carattere sociale dell’impresa e alla presenza di un organo corporativo come il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, nel nostro corporativissimo ordinamento degli ordini professionali, nella limitazione in merito della libertà di stampa, negli obblighi del politicamente corretto che frenano di fatto la libertà di espressione, nelle quote obbligatorie nelle assunzioni o nella presenza di genere riferita alle amministrazioni pubbliche, nell’impostazione gentiliana del nostro ordinamento scolastico… Potrei continuare ma abuserei della pazienza di chi legge. Comunque ci sarà sempre il fautore della tirannia e quindi occorrerà un pensiero antitirannico permanente. Il problema è che i fascisti nostrani approvano leggi fasciste in nome dell’antifascismo. Lo spauracchio gli serve per sopravvivere politicamente al loro recente disastro gestionale e consensuale. Per loro è meglio che Polacchi venda, così potranno dire: “Visto che avevamo ragione? Rischia di essere un fenomeno di massa”. Se applicassero coerentemente le loro normative, il Corano dovrebbe essere vietato; ma questo non gli tornerebbe utile. Si provi a ricordare loro con chi si schierò il nonno di Arafat: si noterà in evidenza sulle loro ghiandole salivari tutta la loro fascistissima intolleranza. Ovviamente manifestata non con la contrapposizione dialettica ma solo con l’insulto gratuito. La terra è rotonda? Non si risponde “no, è schiacciata ai poli” ma “sporco fascista nonché amico dei padroni; gli amici del progresso, i soli onesti e i soli acculturati siamo noi”.

    • Dino Sgura

      Alessandro condivido ogni singola riga di quanto hai scritto. Chiaramente è più comodo scontrarsi sul nulla, tra socialisti di destra e di sinistra, nel tentativo disperato di riportare indietro le lancette dell’orologio, con un nuovo “no pasaran”per chiamare a raccolta le truppe….. tutte stronzate, utili a tutti però per spostare l’attenzione dal default inevitabile che continua a stagliarsi all’orizzonte. Leggevo un commento ridicolo di Saviano, riguardo all’essere elite ed al significato che gli è stato attribuito dai populisti e che sempre a suo dire significherebbe “essere contro il regime”…… di cui ovviamente lui non ne farebbe parte, ma anzi ne sarebbe un fiero oppositore…. l’ennesimo pagliaccio.

  • Alessandro Colla

    Ennesimo pagliaccio ed è un peccato. Perché lessi la prima edizione di “Gomorra” e al di là delle soluzioni proposte dall’autore, che erano ovviamente peggiori del male, c’era una denuncia accurata e credibile della situazione. Poi, purtroppo, rende di più il ruolo di giullare del regime. Sine spes. Con una costituzione fascista come la nostra che vieta le società segrete, recependo in merito le leggi mussoliniane, non avremo alcuna possibilità di riscatto. La costituzione italiana è solo una brutta copia dello statuto albertino. E i neofascisti come Saviano sono solo i corifei del succitato regime spacciati per loro oppositori.

  • Alessandro Colla

    Pardon, per “suoi” oppositori. Regime è al singolare.

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