Don Giovanni

Le ragioni del papa

Chi ci legge sa che non siamo mai stati molto teneri con la gerarchia cattolica e che contro il papa regnante ci siamo permessi più di una critica irriverente. Epicurei e miscredenti quali siamo, non possiamo accettare quasi nulla delle cosiddette Verità Rivelate. Il che non ci vieta affatto di far nostra la dichiarazione di Benedetto Croce secondo cui non possiamo non dirci “cristiani”. Qualcuno sbalordirà: non sarebbe più confacente al nostro pensiero quanto afferma Bertrand Russell nel suo libello “Perché non sono ctistiano”? In realtà, per quanto possa sembrare paradossale, siamo d’accordo sia con Russell sia con Croce. A impedire la contraddizione sono proprio  quelle virgolette che il filosofo italiano appone al termine “cristiani”, e che troppo spesso si dimenticano. Russell del cristianesimo rifiuta tutta la dogmatica, che a suo parere confligge con la moderna razionalità logico-matematica. Croce, che non è credente in senso proprio, ma professa una fede nello Spirito immanente al divenire storico verso traguardi di sempre più alta libertà, riconosce nella spiritualità cristiana le radici più profonde della civiltà europea. Quindi si può non essere cristiani, ma, se non si appartiene ad altre culture, dalle radici del tutto diverse – si deve, anche proprio malgrado, accettare per sé la definiziore di “cristiani”. Anch’io non posso non dirmi “cristiano”. Senza il cristianesimo paolino, che demonizza il sesso, io non sarei mai potuto nascere. I miei bisnonni sono i Gesuiti, che con il mio modello di libertino gaudente e sciupafemmine volevano impartire un severo insegnamento ai fedeli, minacciando le pene dell’ inferno a chi segue il mio esempio. Per mia fortuna, i miei due papà Da Ponte e Mozart, che erano libertini anche loro, pur rispettando formalmente il mito nel mandarmi all’inferno, hanno fatto di me un eroe della libertà. Un eroe “cristiano”! Proprio così: come disse una volta Giovanni Malagodi, citando San Paolo, il liberalismo è cristiano “con buona pace della Civiltà Cattolica” (la rivista dei Gesuiti). E l’anarchismo – dico io – è la forma estrema, e più coerente, del liberalismo, con buona pace di Giovanni Malagodi, che tendeva a considerare liberali solo gli iscritti al suo partito di Via Frattina, Roma. Per me non c’è maggior goduria che esser diventato il contrario di quanto i miei bisnonni volevano farmi essere. Un eroe, non un delinquente! Devo ammettere che provo gusto a sbeffeggiare il papa regnante per motivi non solo razionali, ma anche subconsci, solo perché è un Gesuita, ma questa volta devo prendere le sue parti, e lo faccio volentieri. Ha marcato le distanze dal convegno sulla famiglia tenutosi a Verona, e ha fatto benissimo. Non perché non condivida le opinioni degli organizzatori, ma perché puzza di politica lontano un miglio. Non è un caso che Salvini e i suoi accoliti abbiano voluto far atto di presenza: un modo come un altro per far breccia in quell’elettorato bigotto che da una parte va a Messa in tutte le feste comandate, fa la Comunione, si attiene a tutti i precetti formali di Santa Romana Chiesa, dall’ altra pensa che tutti gli immigrati sono delinquenti, i negri puzzano (forse anche i terroni, ma da qualche tempo in proposito la dottrina leghista è un po’ cambiata), sarebbe bene lasciar affondare i barconi dei profughi e sparare una bella fucilata anche a chi entra nel frutteto altrui a rubare le ciliegie.Pur miscredente come sono, riconosco l’intrinseca coerenza e la splendida poesia della dottrina cattolica, nonché la bellezza dei vecchi testi liturgici, del Canto Gregoriano, del rito in latino, la lingua di Dio (tutte cose, queste ultime, che purtroppo la Chiesa ha gettato alle ortiche). Ogni volta che leggo l’ incipit del Canto XXXIII  del “Paradiso” dantesco (“Vergine madre, figlia del tuo figlio”) provo la stessa commozione della prima volta. Ho un sogno. Che un papa davvero santo e intelligente abbia il coraggio di proclamare: “A noi non interessa quello che dicono le leggi dello Stato: che sia ammesso il divorzio, che siano consentite le unioni omosessuali, che l’aborto sia considerato un diritto della donna, e via di seguito. Sono cose di questo mondo, e il regno di Dio non è di questo mondo. Però chi vuol rimanere dentro la Chiesa sappia che deve accettarne integralmente la dottrina e la morale. Volete andarvene anche voi?” Vi assicuro che, se accadesse un simile miracolo (ma in una società anarchica sarebbe inevitabilmente così!)forse anch’ io potrei rispondere:”Dove dovrei andare? Tu solo hai parole di vita eterna”

Giovanni Tenorio

Libertino

3 pensieri riguardo “Le ragioni del papa

  • Pure io ho un sogno: sapere come ha fatto questo papa ad entrare nei gesuiti.

    I gesuiti, da Matteo Ricci in Cina – che persino Battiato ha onorato in una canzone senza peraltro citarlo – a quelli della specola vaticana che bagnavano il naso a Galileo che spacciava le maree come prova del movimento terreste.

    Sono sempre stati una eccellenza, appunto.
    Ma questo papa sta ai gesuiti come Jerry Lewis sta ai marines.

  • Alessandro Colla

    Il problema è che la Chiesa respingeva anche le tesi di Keplero. In molte pellicole ambientate nel mondo delle forze armate, in particolare il giovane sbirro de “Il Delinquente Delicato” del 1957, Jerry Lewis aveva maggiore attinenza con i marines di quanta ne abbia Sua Inutilità con Matteo Ricci o con Ignazio di Loyola.

    • Rispolvero la discussione, visto che Don Juan batte la fiacca e non ci propone nulla… 😀

      Innanzi tutto dicendo “vaticana”, ho commesso un anacronismo enorme, ovviamente a quei tempi era la specola “romana”. Aggiungo che i gesuiti sono stati una eccellenza sì, ma spesso anche scomoda (e qui il banale Bergoglio ci sta bene) per la CC tradizionalista, perchè magari troppo emancipati in fatto di politica o scienza (come il caso di Danielou o Teilhard de Chardin).

      Poi che le tesi di Keplero sulle maree fossero state respinte non mi pare, anzi. Certo era anche lui un eliocentrico per cui…, ma era anche protestante e fu perseguitato dalla SUA chiesa mentre insegnò senza problemi nella Bologna dello Stato Pontificio, così come ai giorni nostri l’ateo Bacchiega ha insegnato senza problemi 20 anni “storia delle religioni” all’università pontificia.

      Vogliamo almeno prendere atto che stranamente più ci si allontanava dal “ventre della bestia” (Roma) e più crescevano intolleranza, caccia alle streghe, guerre di religioni e integralismo?
      E poi sempre con sto eliocentrismo respinto dalla CC, ma di Laplace e Cartesio che lo respingevano allo stesso modo se ne ricorda qualcuno?

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