Don Giovanni

Contributi volontari, non tasse! Le cose stanno davvero cosi?

Qualche autore che, aderendo in qualche modo al pensiero libertario, come Peter Sloterdijk ritiene l’esazione fiscale una forma di rapina legalizzata, vagheggia una società in cui le contribuzioni per il finanziamento dei servizi pubblici siano lasciate alle scelte volontarie dei cittadini, secondo uno spirito liberale che alla fin fine ridonderebbe a vantaggio di tutti, donatori compresi. Il modello è allettante, ma si presta a qualche considerazione che non può non suscitare dubbi. È chiaro che la proposta nasce da un’idealizzazione dell’antica democrazia ateniese, in cui già Hayek credette di ravvisare alcuni tratti dell’individualismo e del garantismo propri dell’ odierna civiltà liberale. Andiamoci piano. Nell’Ottocento fu Fustel de Coulanges, in un’opera che rimane fondamentale per lo studio del mondo antico, a dimostrare che nella democrazia greca è il pubblico a prevalere sul privato. Le famose “liturgie”, con cui i cittadini più facoltosi finanziavano un teatro volto molto spesso a fini di propaganda politica, erano volontarie fino a un certo punto. Un ricco che rifiutasse di compiere il “dovere civico”, come diremmo oggi, poteva essere portato in tribunale da un altro cittadino e invitato allo scambio dei beni fra attore e convenuto.

C’è qualcosa di liberale in tutto questo? A me pare di no. Il sistema assomiglia all’attuale finanziamento delle campagne elettorali da parte dei potentati economici: un cittadino facoltoso finanziava quegli spettacoli che sostenevano la parte politica confacente ai suoi interessi.

Mi è capitato di leggere in questi giorni che il sindaco di Forte dei Marmi, per far fronte all’esigenza di migliorare i servizi pubblici e la sicurezza nella stagione turistica, ha invitato i cittadini a contribuzioni volontarie. La risposta di commercianti e albergatori pare sia stata positiva. Anche qualche libertario l’ha presa bene. Contributi volontari, non tasse! Ma le cose non stanno così. Le contribuzioni sono aggiuntive, non alternative. Il che significa che il cittadino per un medesimo servizio viene a pagare di più, con la pia speranza di poterlo migliorare. È come pagare di più un monopolista per avere merce migliore. Altra cosa potersi rivolgere ad agenzie concorrenti, che avrebbero tutto l’ interesse a offrire i servizi migliori per non perdere la clientela.

Io non darei mai la mancia a un cameriere sgarbato sperando di renderlo gentile. Lo manderei a quel paese e cambierei ristorante.

Nell’antica Atene le” liturgie” finanziavano autentici capolavori teatrali. Si pensi all'”Edipo Re” di Sofocle, la più grande tragedia che sia mai stata scritta.
Le “liturgie” inventate dai nostri sindaci serviranno ad assumere qualche nuovo agente della Polizia Locale e qualche ausiliare della sosta con manovre clientelari.

Come se di rompicoglioni non ne avessimo già abbastanza.

Giovanni Tenorio

Libertino