Don Giovanni

Gli animali non hanno diritti

In un Paese di Franceschi sembrerebbe logico essere tutti animalisti. Un Francesco a Roma, sull’Alto Soglio, e tanti Franceschini tutt’intorno, a ripetere: “L’ha detto anche Lui, l’ha detto anche Lui!!”. Solo che riguardo gli animali il Francesco finto, quello che viene dalla Pampa, sembra aver poco in comune col Francesco vero, il figlio di Pietro Bernardone, gran mercante assisiate; a differenza del suo austero predecessore, oggi papa emerito, amante dei gatti non meno che di Mozart. Chi non ama la musica, di solito, non ama neanche i gatti. I conti tornano. Tutt’al più può amare i torelli della Pampa. Sta di fatto che lo scorso anno, proprio in estate, quando tanti delinquenti abbandonano per strada gli animali domestici per andarsene in vacanza in santa pace, dal soglio di Pietro si è solo sentito dire che non bisogna amare gli animali come si amano gli uomini. Giusto, forse, ma il Francesco vero sapeva amare tanto gli uomini quanto gli animali: baciava sulla bocca i lebbrosi e ammansiva il lupo di Gubbio con la dolcezza caritatevole della sua parola.

Un Francesco poco francescano, dunque il papa regnante. Questa volta non si può proprio esclamare: “L’ha detto anche Lui!”. Ma gli italiani sono diventati all’improvviso più francescani del Francesco finto, e forse vanno addirittura più in là del Francesco vero, che, se trattava il lupo come fratello, pare non si lasciasse mancare, qualche volta, un modesto pasto a base di carne: non era proprio un vegetariano DOC, un vegano men che meno. Avete visto che furore s’è levato dai quattro angoli della terra d’Enotria perché in Trentino le autorità competenti hanno deciso l’abbattimento di un’orsa che aveva già provocato danni alle persone in passato, e nonostante le precauzioni minacciava di provocarne altri? Trattati come assassini. Bisognava addormentarla, salvarla , custodirla in un’area dove non può nuocere, e via di seguito. Anche Calderoli, esponente di un partito che un tempo trattava i terroni come esseri sub-umani, esprime il suo cordoglio, parlando di “caccia gratuita all’orso”. Io mi chiedo: perché tutto questo baccano? Qui, mio malgrado, devo dar ragione al Franceso finto. Amare gli animali va bene, direi quasi che è anche -fin dove possibile-doveroso. Ma concedere agli animali diritti che vanno addirittura oltre i diritti degli uomini mi pare grottesco.

Mi dispiace contraddire i cari amici “left libertarian”(*), ma su questo punto non li posso seguire: gli animali non hanno diritti. Chi lo sostiene, fa presente che gli animali hanno sensibilità, soffrono il dolore, quindi, pur non potendosi esprimere a parole, chiedono di non essere aggrediti. A me sembra che qui ci sia un salto logico non indifferente. Manifestare sofferenza equivale a formulare una richiesta? A me pare di no. Una richiesta presuppone un processo razionale, anche molto semplice, ma pur sempre razionale, del tipo: non mi devi far del male perché anch’io non devo far del male a te. A ben pensarci il diritto primario – che si configura come diritto di proprietà e quindi di non-aggressione alla persona e ai beni – nasce proprio da questa pretesa di un IO che ne riconosce una uguale e contraria a un TU. E’ una condizione di reciprocità. Questo può avvenire solo entro un contesto razionale, l’unico in cui possono aver luogo rapporti di tipo morale. Laddove a dominare è la pulsione istintuale, come negli animali, non c’è spazio per la razionalità e tanto meno per la moralità.
L’orsa che è stata abbattuta aveva un diritto alla vita? Sicuramente sarebbe stato un atto delinquenziale ucciderla senza motivo. Sicuramente la conservazione controllata delle specie in via d’estinzione è buona cosa. Ma non perché l’orso -o qualsiasi altro animale- sia titolare di diritti; bensì perché è atteggiamento razionale, e anche morale, per l’essere umano, non incrudelire senza motivo sugli animali; e perché la tutela delle specie contribuisce a quell’equilibrio ecologico la cui conservazione è indispensabile per la vita umana stessa. L’orso non ha nessun diritto perché non è in grado di riconoscere lo stesso diritto all’uomo. Io posso far di tutto per non aggredire l’orso, anzi per proteggerlo, ma quello, seguendo il suo solo istinto, non esita ad aggredirmi, quando ne senta l’impulso, senza farsi il minimo problema.

Però voglio ammettere per un attimo, come pura ipotesi accademica, che la nostra malcapitata orsa, in quanto animale senziente, sia titolare d’un diritto assoluto di non-aggressione. Come quello riconosciuto agli esseri umani, in quanto dotati di razionalità e moralità. Agli esseri umani si riconosce il diritto di non essere aggrediti, ma anche quello di aggredire come risposta a una aggressione: è la cosiddetta legittima difesa. Il carcere è una brutta cosa e sarebbe bello farne a meno, ma finché non si trova qualcosa di meglio, la privazione della libertà personale -ch’è un’altra forma di aggressione- per chi ha commesso gravi reati è anch’essa ritenuta lecita. Perché invece un animale dovrebbe poter aggredire senza che per legittima difesa venga abbattuto? So già le obiezioni: si poteva intervenire in altro modo. Rispondo: si era già intervenuti, con sedazioni o qualcosa di simile, ma senza successo. Qualcuno dirà: ma l’abbattimento programmato non è legittima difesa in un momento di emergenza, è qualcosa di molto simile alla pena di morte. Rispondo: Cesare Beccaria, pur contrario alla pena di morte in condizioni di vita civile e politica ordinata, riteneva opportuno eliminare gli individui pericolosi che potessero mettere in forse la stabilità istituzionale. Un’orsa che se ne va in giro senza controllo ad aggredire i malcapitati rientra in un caso del genere: mette in serio pericolo la tranquillità di un’intera area. Che facciamo per non abbatterla? La mettiamo in carcere? La condanniamo al 41 bis? La Brambilla dice: assegniamole un territorio protetto dove possa vivere in pace senza danneggiare nessuno. Come dire: invece di associare i mafiosi al 41 bis – o mandarli sulla forca, come non avrebbe esitato a fare Beccaria- mettiamoli in un bell’albergo, dove possano stare in panciolle a mangiare e bere, e farsi i cazzi loro.
Vedete a quale assurdità si arriva? Forse è il caso di lasciarli perdere, questi diritti degli animali.
Il che non significa che gli animalisti, nel nostro caso e in altri, abbiano del tutto torto. Forse la nostra orsa poteva anche essere salvata. Non perché avesse diritti, però. Perché è dovere morale dell’uomo essere mite con gli animali, quando è possibile. In questa circostanza era possibile? Forse sì forse no. Non è il caso però di stracciarsi le vesti. Ci sono bambini innocenti che ogni giorno muoiono di fame, tra l’indifferenza generale.
Io ritengo che la vita di un bambino valga di più di quella di un orso.
Sono specista? Sì, e me ne vanto.

(*) Vedi Thomas Raskin , Animal torture violates rights. A response to Walter Block, in “Center for a stateless society “, 25 luglio 2017.

Giovanni Tenorio

Libertino