Don Giovanni

Scuola pubblica e obbligo di vaccinazione

Bel tipo, la ministra dell’istruzione dal viso impiastricciato come un mascherone di carnevale. Quella cherinnovando le gesta di un’altra macchietta, Oscar Giannino, si finse una laurea che non ha. Io mi vanterei di non avere una laurea, come Gabriele D’Annunzio, Giuseppe Prezzolini, Salvatore Quasimodo. Aristotele e Platone erano forse laureati in Filosofia? Omero era laureato in Lettere? Aristarco di Samo era laureato in Astrofisica? Spesso i migliori vengono da studi irregolari. Giacomo Leopardi conosceva il greco antico mille volte meglio di tanti professorucoli (di allora, non parliamo di quelli d’oggi). Ci sono lauree ottime e lauree pessime. Psicologia è una di queste ultime. Paganini, fra i più grandi violinisti di tutti i tempi, ebbe maestri mediocri e non conseguì mai un diploma di Conservatorio. Verdi dal Conservatorio che ora porta il suo nome fu addirittura respinto. Da vecchio, ebbe a scrivere:” Tutte le nostre sommità del secolo attuale non sono quasi mai figlie dei Conservatori! Il Liceo di Bologna e il Conservatorio di Napoli si vantano dei grandi nomi di Rossini e e di Bellini, ma secondo me a torto possono gloriarsi di quelli uomini”. E il mio papà Mozart? Quello fu fortunato ad avere un padre valente musicista. Tutto quel che doveva imparare lo imparò a casa. “Homeschooling” si direbbe oggi. Si vale per quel che si è, si sa e si sa fare, non per il pezzo di carta che si è conseguito (magari all’ Università dove ha insegnato un analfabeta come Di Pietro) e a volte si ostenta appendendolo a una parete. C’è scritto su un pezzo di carta, rilasciato a Rodi, che sai saltare fino a sei metri d’altezza? Bene. “Hic Rhodus, hic salta”. Com’era saggia quella signorina che, costretta suo malgrado a studiare ragioneria, quando ottenne il diploma andò ad appenderlo alla porta del cesso.
Una ministra dell’istruzione coi fiocchi, invece di inventarsi lauree fasulle che non ha, avrebbe proclamato: “Sì, non sono laureata e me ne vanto. Ho un illustre predecessore, Benedetto Croce, che non era l’ultimo pirla (quinto governo Giolitti, 15 giugno 1920 – 4 luglio 1921).
E’ chiedere troppo. La politica è palestra di mediocrità, oltre che di latrocinio. Ma lasciamo perdere. Avete sentito l’ultima dell’ineffabile ministra? Giusto preoccuparsi perché troppi genitori rifiutano di far vaccinare i figli, giusto obbligare alla vaccinazione chi frequenta asili nido e scuole materne, pena l’esclusione in caso di inadempienza, ma dopo… l’obbligo della vaccinazione confliggerebbe con il diritto allo studio. Ma perché il diritto allo studio non dovrebbe essere condizionato da adempimenti obbligatori? Se è un diritto, tutti possono usufruirne, ma a determinate condizioni. Se tali condizioni non vengono accettate, si perde il diritto. Uno può essere autorizzato a tuffarsi in piscina solo dopo essersi fatto la doccia, altrimenti tutti i sozzoni potrebbero tuffarsi, inquinando l’acqua e danneggiando gli altri bagnanti. Uno può entrare in una sala cinematografica a patto di non fumare, altrimenti costringerebbe a respirare fumo anche chi non ne vuol sapere. Uno può entrare in una moschea a patto di togliersi le scarpe, altrimenti commetterebbe una profanazione dando scandalo ai fedeli musulmani. Chi comanda decide. Anch’io pretendo che chi entra nella mia villa si pulisca bene le scarpe. Mica voglio trovarmi il pavimento bruttato di fango o cacche di cane. Leporello si rifiuterebbe di pulirlo, e avrebbe ragione. Quindi: se vuoi venire a scuola,o ti vaccini, o te ne stai a casa tua. Non voglio che gli altri ragazzi si ammalino perché i tuoi genitori hanno la testa buca.
E allora? Dov’è il conflitto? Il fatto è che il cosiddetto “diritto allo studio” è in realtà un dovere. Un rito religioso. Come la Messa (se non frequentavi la Messa una volta andavi all’Inferno, ma adesso ci si va solo se non si pagano le tasse). E’ una forma di indottrinamento per inculcare nei giovani l’habitus dell’obbedienza alle gerarchie e dell’ossequio alle istituzioni. Né più né meno del servizio militare, quand’era obbligatorio. Era una scuola anche quello: insegnava – o così pretendeva- l’amor di Patria, addestrava-o così pretendeva- a combattere i nemici che violano i sacri confini della Nazione. Impartiva grandi precetti morali: come fregare il prossimo, come rubare senza farsi cogliere sul fatto (era così anche nell’antica Sparta), come infierire sui più deboli, come dire di sì a un cretino solo perché ha i gradi o le stellette sulle spalle. Da un dovere non si può essere esonerati, a maggior ragione per inadempienza di un altro dovere. Ed ecco allora la soluzione. Non solo se non frequenti la scuola di Stato sei soggetto a penali, ma anche se non ti vaccini prima di iscriverti sei soggetto a multe salatissime. E se uno, nonostante le multe salatissime, non si vaccina? Vaccinazione forzata? E poi lo portiamo a scuola in manette? C’è da ridere, se non ci fosse da piangere.
Sento già le obiezioni di qualche anima candida. In un contesto anarchico non ci sarebbe obbligo di vaccinazione, molti non si vaccinerebbero e le epidemie comincerebbero a diffondersi, per il venir meno del cosiddetto “effetto gregge”. Quindi, lo Stato è più che mai necessario, per la tutela della salute pubblica. I preti con le loro balle curano la salute dell’anima, i carabinieri con le loro manette quella del corpo. Cari signori, una scuola privata avrebbe tutto il diritto di rifiutare chi non è vaccinato. Probabilmente tutte, o quasi, lo farebbero, per non aver problemi con i genitori assennati che i loro figli li hanno fatti vaccinare e non vogliono mandarli in un potenziale focolaio di contagi. Gli irriducibili potrebbero sempre ricorrere all”homeschooling”, associandosi per istruire in comune i propri figli. Però voglio vedere quale assicurazione concederebbe loro una polizza di copertura sanitaria. Anche per l’iscrizione a un corso di ginnastica in palestra i dirigenti potrebbero pretendere un certificato di vaccinazione. Lo stesso si dica per i datori di lavoro. Anche i gestori di bordelli assumerebbero solo puttane vaccinate, e i bordelli autogestiti offrirebbero ai clienti la medesima garanzia, magari affiggendo alle pareti la certificazione medica (quella sì, altro che la laurea! In puttanesimo?!?) Quindi,o ti vaccini, o niente! Vai a vivere nel deserto, perché non ti è possibile usufruire di alcuni servizi essenziali, e alla fine tutti ti scansano come un tempo i lebbrosi o gli appestati. Dalli all’untore! Se ti ammali, ti curi da te. E probabilmente gli ospedali per curare pazienti che soffrono d’ una malattia contratta per mancanza di vaccinazione farebbero pagare parcelle da capogiro, com’è giusto.
Non ci sarebbe bisogno di coercizione. Sarebbe il mercato, inteso in senso lato, a risolvere tutto. Il rischio della mancata vaccinazione si tradurrebbe, per i riottosi, in una serie di segnali preoccupanti: segnali di esclusione dal consorzio umano, ma anche, non ultimo, quello monetario, attraverso il sistema dei prezzi. Certo, rimarrebbe qualche talebano che preferisce vivere da anacoreta e ridursi in bolletta piuttosto che seguire il buon senso. Ma non sarebbe un gran pericolo per gli altri. Gli farebbero il vuoto intorno.
Per concludere: ancora una volta lo Stato è il problema, non la soluzione.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Scuola pubblica e obbligo di vaccinazione

  • Alessandro Colla

    Se è vero che non si può pretendere troppo, non ci si può aspettare nemmeno che l’attuale brodo, pardon, “minestra” dell’istruzione conosca Benedetto Croce. “Mio predecessore? e quando?” “Quando Fanfani governava in quel noto paese sudamericano che è la Danimarca”, direbbe un noto parlamentare dei Cinque Sciocchi, “cioè dal 2006 al 2008”. E’ un peccato che l’università di Castellanza sia intitolata a Carlo Cattaneo. Quest’ultimo era quanto di più distante possa esistere da un “docente” come quello nominato nell’articolo. Ma sembra che vi insegni anche Enrico Letta, un altro che con Cattaneo non ha nulla a che vedere. Triste declino di un’istituzione. Ma tanto anche l’Istituto Bruno Leoni è pieno di antileoniani. Se un istituto dedicato a Gramsci mi chiamasse a collaborare, spero che mi sia rimasta un po’ di onestà per informare i proponenti su come la penso. O forse la fame potrebbe spingermi a tacere. Beati gli eroi.

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