Don Giovanni

Prometeo incatenato, atto unico

PROMETEO INCATENATO

DRAMMA IN UN ATTO

PERSONAGGI
PROMETEO, titano
IO, fanciulla-giovenca
IL REGISTA
PRIMO SPETTATORE
SECONDO SPETTATORE
PRIMO CARABINIERE
SECONDO CARABINIERE

(Si attenuano le luci in sala. Esce sul proscenio il REGISTA

 
REGISTA  Signore e signori, un momento di attenzione, per favore. Benvenuti alla prima rappresentazione del nostro dramma, una novità assoluta. Purtroppo vi devo comunicare che, per un improvviso sciopero delle maestranze, lo spettacolo sarà rappresentato senza scenografie. Sono desolato, me ne scuso, non dipende da me…
PRIMO SPETTATORE O questa poi! Con quel che abbiamo pagato!
(Brusio in sala. Si spengono le luci. Si apre il sipario. Al centro del palcoscenico PROMETEO, in piedi su una sedia, con solo un perizoma intorno ai fianchi)
 
PROMETEO (levando le mani al cielo) Ah, maledetto Zeus! Mi hai incatenato a queste rocce del Caucaso per aver fatto del bene al genere umano, donandogli il fuoco! Ma giorno verrà che tu e tutta la tua corte di parassiti, ben pasciuti dalle carni dei sacrifici che gli uomini son costretti a offrirvi per non fare la stessa mia fine, sarete distrutti da una Dea più potente di voi! La Dea Libertà! Allora gli uomini vivranno senza più tiranni, in pacifica anarchia, uniti da un vincolo d’amore…Ma, che vedo? Una vacca!
(Entra la giovenca IO)
PROMETEO Oh, chi viene a farmi visita fra queste rupi desolate, che non sia il corvo grifagno, il carnefice incaricato di rodermi il fegato?
IO Sono io, Io…
PROMETEO Bella scoperta! Fa bisogno di ripeterlo due volte? Lo so che sei tu! Ma tu chi? Come ti chiami, che vuoi?
IO  Io è il mio nome, sono la fanciulla che il tiranno Zeus ha trasformato in vacca.
PROMETEO Un’altra delle sue. In ogni modo, meglio vacca che incatenato a vita.
IO Sono venuta a farti visita per pietà delle tue disgrazie. Poi ti racconterò la mia storia, ma ora dimmi com’è che sei finito qui in catene.
PROMETEO Per donare luce e calore agli uomini, che amo perché sono mie creature, accesi un bastoncello alla fucina di Efesto e portai il fuoco sulla terra. Per questo fui arrestato dagli sbirri di Zeus, che mi citò a giudizio davanti al suo tribunale. Apollo era Pubblico Ministero, Atena e Hera giudici a latere. Ermes, il mio avvocato difensore (che di furti se ne intende perché è un ladruncolo anche lui) mi difese con rara eloquenza: disse che accendere il proprio bastoncello a una fiamma altrui non è un furto, perché la fiamma rimane come prima, non si porta via nulla a nessuno. Zeus era in difficoltà. Stava per assolvermi, sia pur a malincuore, perché non mi ha mai potuto sopportare. Apollo a questo punto, per compiacerlo, voleva cambiare capo d’accusa. Atena ed Hera si opposero: la richiesta era irricevibile, in quanto contraria alle norme del Codice di Procedura; ma Zeus trovò un cavillo per dare il suo assenso. Il capo d’accusa -disse- non può essere cambiato, ma può essere riformulato in modo più confacente. Fui allora accusato non di aver rubato il fuoco, che è cosa impossibile, ma di aver violato e propalato il segreto delle operazioni tecniche attraverso cui gli Dei lo accendono, facendo scaturire una scintilla da due pietre battute assieme, o sfregando due rami secchi l’uno sull’altro. Così sono stato condannato per violazione della proprietà intellettuale.
IO  Oh questa è bella! E’ un’accusa ancor più bislacca! Se non si può rubare il fuoco, perché, quando accendo un bastoncello a una fiamma, la fiamma non subisce menomazione alcuna, a maggior ragione non si possono rubare le idee. Se ho un’idea e un altro, venutone a conoscenza, se ne serve a scopi pratici e la propala, che cosa mi porta via? L’idea rimane ancora nella mia testa, e posso continuare ad applicarla anch’io  come voglio.
PROMETEO Chiaro come il sole. Eppure, cara Io, io (io, non tu, non la vacca…ma non potevi sceglierti un nome meno confusionario? ) io, che sono un veggente, ti predìco che giorno verrà in cui sarà considerato senso comune proteggere le idee dal furto, anche se le idee non sono merce scarsa, sono proprietà di qualcuno solo finché quello se le tiene ben serrate dentro la sua testa. Se uno riesce ad averne contezza, diventano anche sue, senza che l’altro ne venga per questo privato. Gli uomini accendono il fuoco con tecniche che gli Dei continuano a usare: nessuno gliele ha portate via! Ora sono degli uomini, ma continuano a essere anche degli Dei! Eppure, vedrai, si parlerà di proprietà intellettuale, di brevetti, di copyright, e altre diavolerie del genere…
IO Copyright? Mai sentito…
PROMETEO E’ una parola barbara, ma il concetto è ancora più barbaro.
(Si accendono all’improvviso le luci in sala. Entrano DUE CARABINIERI dalla porta di fondo)
PRIMO CARABINIERE  In nome della legge, sospendete lo spettacolo!
SECONDO SPETTATORE Che sta succedendo??
(PROMETEO si interrompe e si ritira dietro le quinte. Breve pausa, forte brusio in sala, poi esce il  REGISTA, sbigottito)
SECONDO CARABINIERE (dalla platea, rivolto al REGISTA)  Fermo! E’ lei il responsabile della manifestazione? Licenzi il pubblico, chiuda il teatro e ci segua. Pende sul suo capo l’accusa di violazione del copyright. Ne risponderà davanti al signor Procuratore Pierdavìco Dipietronzoli, Ecco il mandato.
REGISTA  Ma io non ho violato nessun copyright, il dramma l’ho scritto io!
PRIMO CARABINIERE Può darsi. Però un certo signor Eschilo dice di essere stato plagiato, a cominciare dal titolo. Presto, ci segua!
(Gran confusione.Il REGISTA scende in platea. La sala a poco a poco si svuota, tra recriminazioni, insulti e bestemmie)
 
PRIMO SPETTATORE Ma se qualcuno dice che il “Prometeo incatenato” non è neanche di Eschilo…
SECONDO SPETTATORE Non ne so nulla. Però il regista è stato sciocco. Doveva mettere un altro titolo e cambiare i nomi dei personaggi. E ambientare la vicenda nel mondo d’oggi. Lo sciopero delle maestranze poteva essere come il cacio sui maccheroni. Altro che scusarsi col pubblico! Teatro d’avanguardia, il protagonista in piedi su una sedia, magari tutto nudo, magari di spalle, con un tappo nel deretano.  Nessuno avrebbe avuto il coraggio di fischiare, per non sembrare ignorante, e il giorno dopo i critici dei quotidiani più blasonati avrebbero sparso incensi alla genialità dell’allestimento…
(Cala la tela. Si spengono le luci. La sala rimane vuota. Esce dalla porta di fondo il REGISTA, accompagnato dai CARABINIERI)
FINE
Copyright DON GIOVANNI TENORIO  Tutti i diritti riservati

Giovanni Tenorio

Libertino