Don Giovanni

Chi vivrà vedrà

Avete presente quel ragazzino che desiderava tanto avere un motorino? Il papà gli aveva promesso che glielo avrebbe regalato se si fosse impegnato a scuola e fosse stato promosso. Il guaio era che la sua situazione scolastica, ormai, risultava irrimediabile. Bell’affare! Il motorino rischiava di non arrivare mai più. Però per  fortuna – o per disgrazia, secondo i punti di vista – c’era il nonno, che si sarebbe fatto in quattro pur di sapere contento il nipotino. “Il motorino te lo regalo subito io, ma tu giurami che ti impegnerai fino in fondo, e alla fine ce la farai. Il ragazzino promise; poi, quando ebbe  ottenuto quel che desiderava, cessò completamente di studiare: tutto il giorno in giro col motorino nuovo fiammante, tra l’invidia dei compagni e l’ammirazione delle ragazzine, mentre i libri di scuola rimanevano intonsi. Alla fine fu bocciato, ma in cuor suo fu felice di averla fatta in barba a quei parrucconi di genitori e di nonni. Tanto, prima o poi, un pezzo di carta, a calci nel posteriore, l’avrebbe ottenuto, perché con la “buona scuola” non si nega a nessuno. Così fu. Poi entrò nel novero dei disoccupati a vita.

Avete presente quell’ubriacone che scialava tutto il suo patrimonio in vino donne e spese pazze? A furia di debiti si trovò sul lastrico. Un suo cugino, anima pia, era disposto ad aiutarlo: avrebbe provveduto lui a pagargli i  debiti, ma solo dopo che avesse dimostrato di voler mettere la testa a posto, si fosse trovato un onesto lavoro, avesse smesso di frequentare le bettole e lasciasse perdere le puttane. Era troppo! Non sarebbe mai riuscito a vivere lavorando regolarmente, senza trincate e senza scopate. Piuttosto morire sul colpo! Per sua fortuna – o disgrazia, secondo i punti di vista – viveva ancora la vecchia madre, la quale, fattasi promettere solennemente che avrebbe cambiato vita, sacrificò tutti i propri risparmi fino all’ultimo centesimo per salvare il figlio scapestrato. Che, com’è facile immaginare, si guardò bene dal mantenere la parola: continuò a scialare, sbevazzare e puttaneggiare come e più di prima, finché morì di sifilide e di cirrosi epatica.
Avete presente quei due fidanzatini che avevano fretta di sposarsi, ma non avevano soldi? Lei, più assennata, propose di rimandare di qualche anno il matrimonio: avrebbero raggranellato, lavorando, un discreto gruzzolo, e con quello avrebbero finalmente potuto coronare il loro sogno. Lui non ne voleva sapere. Cercò prestiti a destra e a manca, ma invano: non possedendo beni al sole né potendo garantire la sicurezza del posto di lavoro, non trovò nessun soggetto istituzionale disposto a concedergli mutui. Per fortuna – o per disgrazia, secondo i punti di vista – un suo lontano parente ne ebbe pietà: “Ti presto io il denaro, senza interessi, ma  ti devi impegnare a restituirmelo entro la scadenza che vorrai tu, pagando ogni mese la quota che potrai. Non mettiamo niente per iscritto, mi fido di te”. Fiducia mal riposta. Ottenuta una cospicua somma di denaro, quello convolò a nozze con la sua cara. Trovò un nuovo lavoro ben pagato. Il suo stipendio e quello della moglie facevano una bella sommetta; ma alla fine di ogni mese lui piagnucolava dicendo che, viste le spese indispensabili cui doveva far fronte, non gli rimaneva nel borsellino neppure un centesimo per onorare il suo debito. L’anima buona del creditore sta ancora aspettando, e intanto quell’altro s’è fatto la macchina nuova, s’è messo in salotto un televisore ultimo modello con schermo gigante che occupa tutta una parete, e ha riempito la casa di tutte le più aggiornate diavolerie elettroniche; né si lascia mancare qualche bel viaggetto all’estero. Ha comprato addirittura un bel cane da caccia di razza pura, anche se a caccia non ci andrebbe neppure se lo pagassero a peso d’oro. Alzarsi presto e passeggiare nei boschi al freddo… Figurarsi! La moglie, dal canto suo, è dal parrucchiere un giorno sì e uno no, e si compera un vestito nuovo ogni quindici giorni. Peccato che la ditta in cui lui è impiegato fra qualche mese chiuderà per fallimento, e lei la settimana prossima sarà messa in cassa integrazione…
Avete presente il Bel Paese ch’Appennin parte e il mar circonda e l’Alpe? Indebitato fino al collo, qualcuno a un certo punto decise di ridurlo al redde rationem facendo salire alle stelle, attraverso occulte operazioni bancarie, il differenziale fra i rendimenti dei suoi titoli di debito pubblico e quello dei corrispondenti titoli di Paesi ben più accreditati. Come dire: “O ti decidi a mettere in ordine i tuoi conti, o te ne vai per la tua strada!” Per ovviare alla grave situazione, prima si chiamò uno iettatore che seppe soltanto salassarlo di tasse, deprimendo ancor di più la sua traballante economia. Per fortuna – o per disgrazia, secondo i punti di vista – aveva un caro amico che dirigeva l’istituto di emissione; il quale, per salvarlo, non esitò a fare whatever it takes, stampando cartaccia a più non posso e, infine, comperando titoli di debito pubblico sul mercato secondario per deprimerne i rendimenti, in modo da alleggerire il peso degli interessi sul debito complessivo del Bel Paese, salvandolo dal tracollo: ma a patto che si decidesse a mettere i conti in ordine. Si chiamarono vari esperti, tutti dotati di prestigiosi blasoni, perché dessero consigli su come tagliare le spese, ma nessuno di quei consigli fu accettato, perché ad accoglierli si sarebbe dovuto scontentare troppa gente, deprivandola dei diritti quesiti… Alla fine fu chiamato un tale con un nome impronunciabile, forse pensando che con un nome così non poteva che mettere le cose a posto, come per miracolo: come quando hai il singhiozzo così forte che non ti vuol passare, ma se uno all’improvviso sbuca fuori e ti grida “buh”, tu ti spaventi a tal punto che il singhiozzo ti passa come per incanto. Poi si propose un pateracchio di riforma costituzionale facendo credere che con quella il Paese sarebbe diventato solido, gli investitori stranieri avrebbero ripreso fiducia, l’economia avrebbe fatto un balzo da leone. Nessuno ci credeva più, né dentro né fuori del Bel Paese, e allora si cercò un appoggio niente meno che nel Nuovo Mondo, il cui capo batté le mani al bel pateracchio, senza averne capito un acca perché anche chi ben conosceva la lingua di Dante stentava a capirne il testo, benché l’ avesse scritto una conterranea dell’altissimo poeta che sovra gli altri com’aquila vola.   Intanto i conti continuavano a essere in rosso. L’amico seguitava a comperar titoli di debito pubblico, ma principiava ad averne piene le tasche. Forse qualcuno, piccato per le continue accuse di taccagneria e di grettezza che continuava a ricevere, nonché per lo sgarbo d’aver cercato l’appoggio americano, stava già pensando a un nuovo sgambetto: una vendita alluvionale di titoli di debito pubblico italico, tale da mandare il Bel Paese a carte quarantotto.
 La conclusione? Per ora è in mente Dei. Chi vivrà vedrà.

Giovanni Tenorio

Libertino

2 pensieri riguardo “Chi vivrà vedrà

  • Alessandro Colla

    Sono riuscito a riconoscere tutti i personaggi, tranne il tale con un nome impronunciabile.

    • Il personaggio dal nome impronunciabile è Yoram Gutgeld, cui tra l’altro si deve l’invenzione della mancetta di 80 euro che avrebbe dovuto, keynesianamente, stimolare la domanda aggregata e innescare una mirabolante ripresa economica. Un personaggio da barzelletta. Ecco cosa dice nell’intervista al Corriere di giovedì 3 novembre: “Se guardiamo all’andamento del prodotto al netto degli effetti della spesa pubblica, la nostra crescita supera quella tedesca. Quella cumulata negli ultimi sei trimestri, con l’ammontare della spesa pubblica in calo, è dell’1,4%. Tolto l’effetto del contenimento della spesa, sarebbe stata dell’1,5%”. In somma: siamo costretti a tirare la cinghia, ma se potessimo spendere di più diventeremmo nababbi. Intanto il famigerato spread ricomincia a salire. Ne vedremo delle belle. Quei cattivoni di tedeschi sembrano non poterne più della politica monetaria di Draghi, che finora ha salvato l’Italia dal tracollo del debito pubblico senza beneficio alcuno per la ripresa economica. Prima o poi anche lui dovrà smetterla di distribuire mancette. Allora vedremo che fine faranno le smargiassate di Gutgeld.

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